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Interview | AnimaMundi – Graphe.it

Per le nostre doppie interviste agli editori, abbiamo incontrato Giuseppe Conoci di AnimaMundi Edizioni (Otranto) e Roberto Russo, di Graphe.it Edizioni (Perugia). AnimaMundi e Graphe.it sono due realtà editoriali accomunate da autentica passione, mosse dall’intento di progettare una condivisione e un rapporto di intimo dialogo con il lettore. Chiediamo loro quando è iniziata l’avventura coi libri e cosa significa, oggi, realizzarli.



Il disegno di un’impresa, qualsiasi essa sia, prefigura una preparazione, quasi un’anteprima, che spesso va ricercata in anni ed esperienze non sospetti. Quando e come è iniziata la vostra attività editoriale?

G. Conoci: È nata dal desiderio di vedere tradotte e pubblicate nella nostra lingua le opere di Christian Bobin, uno scrittore francese la cui scrittura mi ha abbagliato. Non avevo nessuna esperienza pregressa in questo ambito, è stato un apprendere il mestiere strada facendo, senza alcuno studio e senza alcuna preparazione precedenti. Prima di pubblicare libri, AnimaMundi si è occupata a lungo di pubblicazioni musicali legate alla tradizione salentina. Anche quell’inizio è stato spontaneo e imprevisto, non premeditato, scaturito da un altro innamoramento, quello verso i musicisti francesi Les Troublamours, incontrati tra i vicoli di Otranto una sera nell’estate del 2002.

R. Russo: La data di pubblicazione del nostro primo titolo è il 26 settembre 2005: se si cerca una data certa si può prendere questa come riferimento. Arrivare a quel punto, però, è stato un cammino lungo, iniziato per me dal fascino di vedere mio padre scrivere a macchina per il giornalino ciclostilato del paese, andato avanti con qualche articoletto di cronaca pubblicato qua e là sui quotidiani, poi un libro, un racconto con una grande casa editrice, un lavoro in un paio di case editrici (una specializzata in architettura, l’altra – che poi di fatto dirigevo – religiosa) fino a quando un diniego per una pubblicazione mi ha portato a chiedermi come burocraticamente si aprisse una casa editrice. Ironia della sorte allora era semplice (oggi non so come funzioni) e così, un po’ spinto dall’entusiasmo un po’ dall’incoscienza, ho aperto la casa editrice. E oggi siamo ancora qui. Sempre entusiasti. Sempre incoscienti.

Esistono i mestieri e poi esistono le vocazioni. Nei casi più fortunati, le due cose coincidono. Come interpretate il senso del vostro pubblicare libri: c’è dell’altro, oltre a una opportunità unicamente professionale?

G. Conoci: Si, decisamente. Difficile fare questo lavoro se non si è animati da una forte passione, direi da una necessità che si tramuta in missione. Certi libri sono come una bussola che può direzionare il nostro cammino, aiutandoci a guadare il fiume della vita. È stata questa consapevolezza la forza motrice che ci ha fatto arrivare sin qui. Senza una forte necessità, facilmente si abbandonerebbe la strada dinanzi ai primi ostacoli. A ciò si aggiunge il desiderio di condividere con gli altri quello che si è trovato, trasmettere quell’abbaglio che abbiamo ricevuto, per costruire attorno ad esso una comunità.

R. Russo: C’è dell’altro, certo. Ci affascina l’idea di pubblicare testi insoliti, fuori dalle rotte comuni, magari per pochi. Far diventare concreta una ricerca, anche molto particolare, sapere che in un qualche modo si è messo un tassello nel grande mosaico del sapere partendo da un particolare punto di vista: è una soddisfazione intima e forte. Poi a questo forse non corrisponde un successo nelle vendite. Ma, pur essendo naturalmente fondamentale, quello della vendibilità non è il primo criterio che valutiamo.

 

Alla luce della realtà in cui viviamo, fatta di repentini mutamenti sociali che spesso non si adattano alle vite intime di ognuno, che significato attribuite alla relazione con gli autori che pubblicate?

G. Conoci: Quello di lavorare assieme per una comune visione del mondo. Tuttavia mantenere vivo il dialogo con ognuno dei propri autori è una sfida.
La velocità, la fretta e il sovraccarico di progetti verso cui portano le dinamiche della nostra contemporaneità, perdendo la misura dei propri limiti, spesso rappresentano un ostacolo all’approfondimento delle relazioni, e questo rischio lo si incontra anche nel rapporto lavorativo con gli autori, che non è mai soltanto un rapporto lavorativo e basta, spesso si tramuta anche in un rapporto di amicizia, perché si è accomunati da un sentire, da una visione. Il rischio, quando una piccola casa editrice cresce e cresce il numero di autori di cui essa si fa portavoce è quello di smarrire questo contatto e questo dialogo continuo con ognuno. Noi per esempio quest’anno ci siamo accorti di avere pubblicato troppi libri, più di quanti eravamo in grado di sostenere nel cammino, accompagnandoli nelle varie tappe successive alla pubblicazione. Ci siamo molto rammaricati per questo e abbiamo compreso l’importanza di ridurre in futuro il numero delle pubblicazioni per poter seguire al meglio ogni singolo progetto e mantenere vivo il rapporto con gli autori.

R. Russo: Siamo da sempre per la decrescita editoriale: pubblicare meno, per pubblicare meglio. Questo ci porta ad avere un rapporto quanto più sincero possibile con gli autori nel tratto di strada che facciamo insieme. Una relazione che riteniamo giusto collocare nel solco del rispetto e del massimo impegno per ogni singola opera: per questo, ad esempio, abbiamo tempi lunghi, lunghissimi per curare al meglio l’edizione, ma anche per conoscerci a vicenda.

 

AnimaMundi e Graphe.it sono annoverabili tra le cosiddette piccole case editrici. Quali sono i rischi e i vantaggi dell’essere etichettati in questo modo e cosa vi differenzia dalla grande editoria?

G. Conoci: Tra i vantaggi forse la possibilità di essere più liberi nelle scelte che si compiono. Poter agire mossi dall’innamoramento verso un’opera o verso un autore anziché pensare in termini di previsione delle vendite che quell’autore farà. I rischi sono legati all’invisibilità. Le grosse case editrici monopolizzano il sistema di distribuzione ed è difficile per una piccola casa editrice fare arrivare sugli scaffali delle librerie i propri libri anche se si tratta di opere di qualità.

R. Russo: Quando sento parlare di “piccola editoria” mi torna sempre in mente una citazione del beato Gilberto di Hoyland († 1172) che nei suoi Sermones in Canticum sosteneva «Pulchra sunt enim ubera, quae paululum supereminent» [Belli sono infatti i seni che si elevano di poco e sono misuratamente tumidi]. Un testo che è stato resto noto ai più da Il nome della rosa di Umberto Eco. Al di là del modo della visione squisitamente medievale, credo che il testo contenga una verità fondamentale: “piccolo” e “grande” sono due aspetti della stessa realtà, e non vuol dire che uno sia migliore dell’altro. Certo, come viene usato l’aggettivo piccolo nel mondo dell’editoria è leggermente svilente, però cerco di smarcarmi da queste logiche. Anche in base alla mia esperienza vedo la principale differenza tra “piccoli” e “grandi” nel rapporto che si instaura. Alla fine, per i grandi sei uno dei tanti; per i piccoli no. O almeno per me è così.

Può succedere che un editore a volte si prenda troppo sul serio, diventando egli stesso autore e abitatore di una casa privata in cui dare spazio alle solite preferenze. Come fate a non cadere in questa tentazione, considerando tra l’altro che le vostre case editrici sono particolarmente sensibili alla pubblicazione di titoli esclusivi, raffinati, originali?

G. Conoci: Prendersi sul serio non è una brutta cosa. E neppure diventare autore se si avverte tale necessità.
Forse in tal caso però si dovrebbe affidare il proprio libro a un’altra casa editrice poiché è difficile promuovere se stessi, non si è sufficientemente distaccati e si rischia di trascurare la propria opera per dare priorità a quella degli altri. In ogni caso credo sia importante dare ascolto alla voce che ci guida mantenendo sempre il confronto con i propri compagni di strada.

R. Russo: C’è una citazione di Luigi Spagnol che credo risponda perfettamente a questa domanda: «Un editore può (anzi deve, credo) sforzarsi di capire i gusti del pubblico, ma alla fin fine l’unico gusto di cui sa veramente qualcosa, l’unico di cui si può veramente fidare, è il proprio, per quanto imbastardito» (Luigi Spagnol, Correre davanti alla bellezza, Longanesi 2021, pagina 15). La differenza la fa l’atteggiamento: noi siamo aperti alle proposte che ci arrivano, anche sugli argomenti più insoliti. Se si tratta di testi seri, scritti in maniera approfondita da chi sa veramente quel che scrive, alla fine le “papille gustative editoriali” ne restano piacevolmente colpite.

Quanto utilizzate gli attuali canali di comunicazione e, se posso aggiungere, come ve ne difendete?

G. Conoci: Dobbiamo molto agli attuali canali di comunicazione (Instagram e Facebook). Forse senza di essi non avremmo potuto raggiungere il pubblico che attualmente ci segue e apprezza il nostro lavoro. Ci difendiamo limitandone l’utilizzo. Accorgendoci quando li utilizziamo per colmare una mancanza, un vuoto, facendo zapping da un post all’altro come si faceva prima con il telecomando del televisore in mano oppure quando invece li utilizziamo con un intento preciso di comunicare qualcosa.

R. Russo: Siamo su alcuni social network, cerchiamo di usarli al meglio secondo la loro specificità per raccontare i nostri libri e il nostro lavoro, ma un po’ ci teniamo anche a distanza. Sarebbe sciocco non usarli, ma sarebbe sbagliato utilizzarli come se fossero l’unico mezzo di comunicazione. Del resto, pubblichiamo libri che sono veicolo di comunicazione per eccellenza. A volte, lo riconosciamo, è difficile rapportarsi con questi mezzi, soprattutto quando ti impegni tanto per creare un contenuto che poi viene bellamente ignorato.

Lavorate in due posti differenti: AnimaMundi nel sud d’Italia, in Puglia; Graphe.it nel centro, in Umbria. Vi conoscete? C’è qualcosa dell’altro che vi incuriosisce e interessa?

G. Conoci: Non conoscevo Graphe.it prima di sentirla nominata da te. Mi sembra, da quello che ho visto sul loro sito, una casa editrice attenta, che cerca di svolgere il lavoro editoriale con cura, facendo attenzione alla qualità.

R. Russo: Conosco AnimaMundi di nome: del resto come non si fa a restare affascinati da un nome così bello ed evocativo? Confesso, però, di non aver avuto mai tra le mani un loro libro. Spulciando sul sito sono rimasto affascinato dalla grafica di alcune loro copertine: noi siamo per una grafica minimalista e ho trovato belle le soluzioni di testo e colore che hanno adottato per delle loro collane.

Come è cambiato negli ultimi anni il rapporto con la lettura? Chi è, oggi, il vero lettore?

G. Conoci: Sicuramente l’influenza dei social ha modificato radicalmente il rapporto con la lettura. Se trascorriamo una buona parte del nostro tempo libero sui social non abbiamo il tempo per prendere un libro in mano e immergerci nella sua lettura. Oggi è più difficile ritagliarsi questo spazio per essere soli assieme a un buon libro. Inoltre abbiamo una sovrabbondanza di proposte editoriali, il lettore quindi si trova in difficoltà e gli è richiesta una certa determinazione e capacità di discernimento per scovare i buoni libri. Il vero lettore è colui che non può fare a meno di leggere, poiché ha trovato nella lettura e nei libri una casa. La lettura è per lui essenziale come respirare, una riserva di ossigeno, un modo per restare in vita. Tale lettore sarà in grado di trovare i libri che lo attendono e potrà crescere nel dialogo intimo con gli autori che ama.

R. Russo: Con la grande quantità di materiale da leggere che ci viene sottoposto, giocoforza è cambiato il rapporto con la lettura: se prima c’era più tempo per dedicarsi a leggere un libro per puro piacere, oggi questo è diminuito, oppure si legge un testo per motivi che non sono solo il semplice diletto. Per la seconda parte della domanda, prendo in prestito una citazione tratta da un libro che abbiamo pubblicato qualche tempo fa: Il mestiere di leggere. Afferma l’autore, il messicano Rogelio Guedea: «Ogni lettura, quando è vera, cercherà in tutti i modi di rispondere alla seguente domanda: “Chi sono?”».


AnimaMundi Edizioni | Graphe.it Edizioni

Comments (1)

  • Roberto Russo

    Grazie per l’opportunità: è stato un piacere ed è sempre bello confrontarsi.

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