Milan
17 Nov, Sunday
21° C
TOP
What is the Relic? An object that has traveled in remote time coming up to us. Something that shines and keeps perfectly intact in front of us two paths that can not be crossed or touched: the enigma and the mystery. The enigma that tests our sagacity and stings our curiosity, on the other side, the mystery that makes everything confuse and makes impossible any translation, every excavation, every discovery because by its nature can not be deciphered. It is a Relic then the clay writing tablet of 700 a. c. known as Flood Tablet or the mathematical papyrus Rhind of 1500 a.c. The Olmec mask and the Rosetta stone are relics. Or again, the thorn, the blood, the splinter of the Christ’s cross. Relics, pictures hanging on the walls of our home or jealously kept in a drawer.
Relic is a garment, a letter, a memory of which we do not participate in anyone. The Relic is the testimony of what shone and then darkened to oblivion and night. A perennial depth that measures the lost gestures of victory and defeat, of a mutism preserved beyond the opportunities, the words spoken, the forgiveness.
But it is also what in this unbridgeable temporal period, in this sidereal, tragic and bottomless journey in the darkness of centuries and millennia, builds the splendor of an encounter. Destroys the time line to make it obsolete. It atrophy the possibility of difference through the old interactions for the benefit of a glorious find. And this is how, under the light of a new day, begins its renewed journey. A long curvilinear path in search of something that remains perpetually opaque. Torn, fragmented and distributed, lacerate but always intact, prostrate virgin and toy of the world, the Relic is the ladder between the human and the unformed, the desire and the mourning, is the effraction of thought in the “almost nothing” of its dawn. And yet, in all its shine, it has a kind of filth, of time clotted on its edges that gives it the restlessness of the waste; inconsolable in its glory and miraculous in its becoming totality in a remnant. The relic is the survivor, the ruin, the house. It is the dress and the cloth, the teeth, the bones, the flesh and the taut skin, it is the place of desire and that of broken dreams, it is History. Because there is history only in the cracks, in the breaks. There is history when something is shaken. There is history because there is something to tell.
Cos’è la Reliquia se non un oggetto che ha viaggiato nel tempo remoto giungendo fino a noi? Qualcosa che splende e che conserva perfettamente intatte di fronte ai nostri occhi due strade che non si possono incrociare, né toccare: l’enigma e il mistero. L’enigma che mette alla prova la nostra sagacia e punge la nostra curiosità e, sull’altro lato, il mistero che tutto fa confondere e rende impossibile ogni traduzione, ogni scavo, ogni scoperta perché per sua natura non può essere decifrato. È una Reliquia allora la tavoletta scrittoria in argilla del 700 a.c. conosciuta come Tavoletta del Diluvio o il papiro matematico Rhind del 1500 a.c. Sono Reliquie la maschera olmeca e la stele di Rosetta. O ancora, la spina, il sangue, la scheggia della croce del Cristo. Reliquie le immagini appese ai muri della nostra casa o conservate gelosamente in un cassetto.
Reliquia un indumento, una lettera, un ricordo di cui non facciamo partecipe nessuno. La Reliquia è il testimone di ciò che splendette e poi si offuscò fino a all’oblio e alla notte. Perenne profondità che misura i gesti perduti della vittoria e della sconfitta, di un mutismo conservato oltre le opportunità, le parole pronunciate, il perdono.
Ma è anche ciò che in questo lasso temporale incolmabile, in questo suo viaggio siderale tragico e senza fondo nel buio dei secoli e dei millenni, costruisce lo splendore di una ricongiunzione. Frantuma la linea del tempo per renderlo obsoleto. Atrofizza la possibilità di differenza attraverso delle vetuste interazioni a vantaggio di un ritrovamento glorioso. Ed è così che, sotto la luce di un nuovo giorno, inizia il suo rinnovato cammino. Un percorso lungamente curvilineo alla ricerca di qualcosa che rimane perennemente opaco. Strappata, frammentata e distribuita, suppliziata ma sempre integra, vergine prostrata e giocattolo del mondo, la Reliquia è l’intervallo tra l’umano e l’informe, il desiderio e il lutto, pura effrazione del pensiero in quel “quasi nulla” del suo mostrarsi. Eppure, in tutto il suo brillare, ha una sorta di sporcizia, di tempo raggrumato sui suoi bordi che le conferisce l’inquietudine degli scarti; inconsolabile nella sua gloria e miracolosa nel suo farsi totalità in un resto. La Reliquia è il sopravvissuto, il rudere, la casa. È il vestito e la stoffa integra; sono i denti, il corpo e la pelle che la avvolgono; il luogo del desiderio e quello dei sogni infranti. La Reliquia è la Storia. Perché c’è storia solo nelle aperture, nelle rotture. C’è storia quando qualcosa è scosso. C’è storia perché c’è qualcosa da raccontare.
M.M.
HOME        ABOUT        CONTACTS