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Jews, gypsies, Indians, American Indians, the horror of Hiroshima and Nagasaki, the shame of the Gulag, the planned famine against the Ukrainian people, the Cambodian self-genocide, the disappeared in Argentina, the Srebrenica massacre and those in Congo, Rwanda, of the Armenians. The suppression of the mentally ill or their incarceration in psychiatric hospitals, chemical castration, the murder of the disabled during the III Reich, the trafficking of slaves with corpses in the holds and the living chained to share the end and the unknown in the holds, racial segregation and Rodney King and George Floyd and Rayshard Brooks. The victims, one by one, of every abuse, of every scam, suffocate in the hands of the like who forget it.

Günther Anders wrote: “We citizens, while protesting without provocation and quietly, are already suspect. Even if we remain non-violent, we run the risk of being robbed of our freedom and, in some cases, of being physically attacked.

We already pay a very high price even if we are satisfied with symbolic protests or happenings or if we limit ourselves to the simple threat against objects or the killing of inanimate things. (…) Being willing to pay a high price just for symbolic resistance is not heroic, but stupid. (…) Our motto should rather be: “If it has to be, then it really is”, which means: “If we risk being attacked anyway, then please at least try to have to pay for something we have really accomplished, for of our real actions. “(…)” After all, we only simulate resistance! We fight only as actors! ” Isn’t it scandalous to claim to act only as actors and then to have to suffer the damage as real people instead? (…) The official version of the state is to have to repress us (we who ultimately struggle to free ourselves from the final threat) because it would not be able to safeguard freedom (even democratic freedom) by any other means. Similar speeches, the same ones that Hitler barked half a century ago, should also cheat the grandchildren of those who were deceived then?

(…) If we want to seriously try to ensure our survival, and therefore also that of posterity, then there is nothing left to do but really intimidate those of our contemporaries who actually threaten us. This means not only returning their verbal counter-threats, the verbal does not impress them at all, but implementing these threats from time to time, to prevent the suspicion that they will continue to limit us until the end to a pure festive theater.

(…) That this activity is “blackmail” I do not doubt it, this “hold-on-the-thorns” is necessarily in the conditional form “could”, because we do not have any physical weapon available that is equal to the physical weapons that they possess. For this reason we are forced to think of another type of weapon, to think of finding or inventing a replacement weapon. As such we will use their ignorance, their not knowing whether it will be up to them or to others today.

(…) Morality infringe legality. “

Gli ebrei, gli zingari, gli Indios, gli indiani d’America, l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, la vergogna dei Gulag, la carestia pianificata contro il popolo ucraino, l’autogenocidio cambogiano, gli scomparsi in Argentina, il massacro di Srebrenica e quelli in Congo, in Ruanda, degli Armeni. La soppressione dei malati mentali o la loro incarcerazione negli ospedali psichiatrici, la castrazione chimica, l’assassinio dei disabili durante il III Reich, la tratta degli schiavi con i cadaveri nelle stive e i vivi incatenati a spartire la fine e l’ignoto nelle stive, la segregazione razziale e Rodney King e George Floyd e Rayshard Brooks. Le vittime, una ad una, di ogni sopruso, di ogni raggiro, soffocano tra le mani dei simili che se ne dimenticano.

Scrisse Günther Anders: “ Noi cittadini, pur protestando senza provocazioni e tranquillamente, risultiamo già sospetti. … Anche restando non violenti, corriamo il rischio di essere derubati della nostra libertà e, in alcuni casi, di essere aggrediti fisicamente.

Paghiamo già un prezzo altissimo anche se ci accontentiamo di proteste simboliche o di happenings o se ci limitiamo alla semplice minaccia contro oggetti o all’uccisione di cose inanimate. (…) Essere disposti a pagare un alto prezzo solo per una resistenza simbolica non è eroico, ma stupido. (…) Il nostro motto dovrebbe piuttosto essere: “Se così dev’essere, allora che sia davvero”, che significa: “Se rischiamo di venire comunque attaccati, allora per favore cerchiamo almeno di dover pagare per qualcosa che abbiamo compiuto veramente, per delle nostre azioni reali”.(…) “In fondo noi la resistenza la simuliamo soltanto! Noi combattiamo solo come attori!” Non è scandaloso sostenere di agire solo come attori e poi dover invece subire il danno come persone reali? (…) La versione ufficiale dello stato è di doverci reprimere (noi che in fin dei conti lottiamo per liberarci dalla minaccia finale) perché esso non riuscirebbe a salvaguardare la libertà (persino la libertà democratica) con nessun altro mezzo. Discorsi simili, gli stessi che Hitler abbaiava già mezzo secolo fa, dovrebbero imbrogliare anche i nipoti di chi fu raggirato allora?

(…) Se vogliamo tentare seriamente di assicurarci la nostra sopravvivenza, e quindi anche quella dei posteri, allora non ci resta nient’altro da fare che intimorire davvero quei nostri contemporanei che effettivamente ci minacciano. Questo significa non solo restituire loro contro-minacce verbali, la verbalità non li impressiona per niente, ma realizzare, di tanto in tanto, queste minacce, per impedire il sospetto che continueranno a limitarci fino alla fine ad un puro teatro festivo.

(…) Che questa attività sia “ricattatoria” non lo metto in dubbio, questo “tenere-sulle-spine” è necessariamente nella forma condizionale “potrebbe”, perché noi non abbiamo a disposizione nessuna arma fisica che sia pari alle armi fisiche che essi posseggono. Per questa ragione siamo costretti a pensare un altro tipo di arma, a pensare di trovare o inventare un’arma sostitutiva. Come tale utilizzeremo proprio la loro ignoranza, il loro non sapere se oggi toccherà a loro o ad altri.

(…) La morale infrange la legalità.”

 

M.M. | C.S.

Excerpt from: G. Anders | Il mondo dopo l’uomo | Mimesis | 2008

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