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How many existences can we describe, beyond the obvious enclosure of conventional definitions? What is this thing that we call “life” and that is ingerminating at every moment waiting to be grasped, explained, understood? To life we ​​assign our appointment with time and a caption of what we are, feel, appear. Yet around us thousands of forms of breath and talent build the concept of existence in unison, which is a theme, a subject, a wrapper of expressions that are often elusive and complex to interpret.

From plant life to animal life, from the suture inflicted on the human species for being life in its own grips of life, this bold, exuberant, but also uncompromising word moves its steps between habitual judgments and experiences close to the extraordinary.

Often emphasized by moralizing teachings, sometimes devastated by the cynics of reproduction, the beauty of life is life itself, which remains a foreign body, insular, hostile to the attempt to be conformed. The nature of scientists, artists, great masters of silence and the amazed eyes of children are perhaps the responses closest to the line of mystery: where the indescribable threshold calls us to say, to do, to be: there is it is perhaps the best of possible lives.

Quante esistenze possiamo descrivere, oltre l’ovvio recinto delle definizioni convenzionali? Cos’è questa cosa che chiamiamo “vita” e che si ingermina in ogni momento nell’attesa di essere afferrata, spiegata, compresa? Alla vita assegniamo il nostro appuntamento col tempo e una didascalia di ciò che siamo, sentiamo, appariamo. Eppure intorno a noi migliaia di forme di respiro e talento costruiscono all’unisono il concetto dell’esistenza, che è tema, argomento, involucro di espressioni spesso sfuggenti e complesse da interpretare.

Dalla vita delle piante a quella animale, dalla sutura inflitta alla specie umana per l’essere vita tra le sue stesse morse di vita, questa parola procace, esuberante, ma anche intransigente, muove i suoi passi tra giudizi abitudinari ed esperienze vicine allo straordinario.

Spesso enfatizzata da moraleggianti insegnamenti, a volte devastata dai cinici della riproduzione, il bello della vita è la vita stessa, che resta un corpo estraneo, insulare, ostile al tentativo d’essere conformato. La natura degli scienziati, degli artisti, dei grandi maestri del silenzio e gli occhi stupefatti dei bambini sono forse i responsi più aderenti alla linea del mistero: là dove l’indescrivibile soglia ci chiama a dire, a fare, a essere: lì c’è forse la migliore delle vite possibili.

C.S.

MV | INSPIRATIONALS

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