MONOLITH VOLUME XXII: The darkness you call intelligence
Intelligence is a broad field, characterized by a multitude of definitions that often contradict each other or end up in the trivial box. What does it mean to be intelligent: knowing how to stay in the world or knowing how to reject it? To be able to reach new boundaries of thought or to be able to break them down?
Is intelligence cunning, strategy, struggle, invincible tension towards the destination or sensitivity, empathy, defeat, loss?
What distinguishes an intelligent person is the heart of the matter. From the megaphone of tests designed to evaluate the intelligence quotient or from the style with which you live and with which you learn to recognize yourself?
Intelligo is to ponder, understand, believe. The word itself refers to the extensions of the propositions and to the consequent statement of a judgement. Vastness, this is the synonym pushed between the waves of one’s progress. To speak of intelligence is also to venture beyond the human reference. It is the intelligence of plants, animals, aquatic beasts, it is the feared and desired artificial intelligence. Discussing intelligence tout court is then sampling the world and its forms of interaction, not only with ourselves but in the depths of that whole in which we are hostages and jailers. Intelligence is the language with which we walk in the mystery and it is the abyss that the mystery welcomes.
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L’intelligenza è un terreno ampio, caratterizzato da una moltitudine di definizioni che spesso si contraddicono o finiscono nella scatola delle banalità. Cosa vuol dire essere intelligenti: saper stare nel mondo o saperlo rifiutare? Essere in grado di raggiungere nuovi confini di pensiero o essere in grado di abbatterli?
L’intelligenza è astuzia, strategia, lotta, invincibile tensione verso la destinazione oppure sensibilità, empatia, sconfitta, perdita?
Come si contraddistingue una persona intelligente, è il cuore della questione. Dal megafono dei test deputati a valutare il quoziente intellettivo o dallo stile con cui si vive e con cui si impara a riconoscere se stessi?
Intelligo è ponderare, comprendere, credere. La parola stessa rimanda alle estensioni delle proposizioni e al conseguente enunciato di un giudizio. Vastità, questo il sinonimo spinto tra le onde del proprio avanzare. Parlare di intelligenza è avventurarsi anche fuori dalla referenza umana. È l’intelligenza delle piante, degli animali, delle bestie acquatiche, è l’intelligenza artificiale temuta e desiderata.
Discutere dell’intelligenza tout court è allora campionare il mondo e le sue forme di interazione, non solo con noi stessi ma nella profondità di quel tutto in cui siamo ostaggi e carcerieri. Intelligenza è la lingua con cui ci incamminiamo nel mistero ed è il baratro che il mistero accoglie.
C.S. | M.M.