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In the time of the only possible dimension, that of public overexposure, computerized operating systems dictate status, business models, social categories and new currents: technology and artificial intelligences have invaded the field of human actions and relationships, conditioning and connoting them according to physiognomies that risk resembling or influencing stylistic features and social orientations of questionable long-term value.

The information and its rapid accessibility, all its potential or direct consequence, take place through automated procedures; the very possibility of interpreting future visions or foreseeing innovative communication styles is left to the calibrated and predictable dictation of artificial systems, which, on the one hand, integrate and accelerate the advancement of technological progress (from production processes in the medical field to company reorganisations; from the simplification of transport to the creation of new networks of social sustainability) on the other they pose serious questions of an ethical, political, environmental and cultural nature in general.

Imperative and tenacious, computer devices have conquered every human peculiarity: from daily habits to the sphere of feelings. Desires, dreams, new horizons have become programmable “things”, control systems that are deposited day after day in our lives in the form of apparently banal and familiar presences. But what remains of the human ability to rebel against machines? A device of anxieties and loneliness that gradually isolates man, enslaves him to his own limits, producing a world, perhaps, of superficial mortal borders.

Nel tempo dell’unica dimensione possibile, quella della sovraesposizione pubblica, a dettare status, modelli di business, categorie sociali e nuove correnti sono i sistemi operativi informatizzati: tecnologia e intelligenze artificiali hanno invaso il campo delle azioni e delle relazioni umane, condizionandole e connotandole secondo fisionomie che rischiano di assomigliarsi o di influenzare stilemi e orientamenti sociali di dubbia valenza sul lungo periodo.

L’informazione e la sua rapida accessibilità, ogni sua potenzialità o diretta conseguenza, avvengono tramite procedure automatizzate; la possibilità stessa di interpretare visioni future o presagire stili di comunicazione innovativi è lasciata alla dettatura calibrata e prevedibile dei sistemi artificiali, i quali se da una parte integrano e accelerano l’avanzamento del progresso tecnologico (dai processi produttivi in ambito medico alle riorganizzazioni aziendali; dalla semplificazione dei trasporti alla realizzazione di nuove reti di sostenibilità sociale) dall’altra pongono seri interrogativi di natura etica, politica, ambientale e culturale in generale.

Imperanti e tenaci, i dispositivi informatici hanno conquistato ogni peculiarità dell’umano: dalle abitudini quotidiane alla sfera dei sentimenti. Desideri, sogni, nuovi orizzonti sono diventati “cose” programmabili, sistemi di controllo che si depositano giorno dopo giorno nella nostra vita in forma di presenze apparentemente banali e familiari. Ma cosa resta della facoltà umana di ribellarsi alle macchine? Un ordigno di ansie e solitudini che gradualmente isola l’uomo, lo rende schiavo dei suoi stessi limiti, producendo un mondo, forse, di superficiali confini mortali.

C.S.

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