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Camurri | Colpa e perdono

Nel corso della sua breve vita, Franz Kafka ha dato alle stampe solo alcuni racconti. Una parte considerevole della sua produzione letteraria, compresi i tre romanzi, è stata infatti pubblicata postuma, nonostante egli avesse espressamente chiesto all’amico Max Brod di distruggere tutti i propri scritti. Di per sè, già questo fatto può essere indicativo della tormentata psicologia e in particolare del senso di colpa di Kafka, un autore che ha lasciato una traccia indelebile nella cultura del Ventesimo secolo.
Una mirabile sintesi di alcune tematiche care a questo autore è rappresentata dalla “parabola” Davanti alla legge, originariamente apparsa come racconto in una rivista. In essa, il protagonista persegue invano per tutta la vita un solo obiettivo: quello di avvalersi della legge; solamente in punto di morte gli verrà comunicato che ciò non è possibile.
In seguito, questa parabola confluirà ne Il processo. Anche in questo romanzo, da molti considerato una delle pietre miliari della narrativa Novecentesca, si affronta il tema della giustizia, o, per meglio dire, dei meccanismi della giustizia terrena, i cui tratti e i cui ingranaggi risultano del tutto incomprensibili per chi rimane invischiato nei suoi meccanismi. Il terribile paradosso è che Josef K. ignora addirittura quali siano i capi di imputazione che gravano su di lui.

Esiste anche una pregevole versione cinematografica del Processo: il film di Orson Welles del 1962 che, con le sue scene cupe e alienanti, rese in un inquietante bianco e nero, riesce a rendere in maniera mirabile l’atmosfera opprimente del romanzo.

Forse l’opera più nota dell’autore praghese è La metamorfosi. La vicenda di Gregor Samsa è ancora più inquietante di quella sperimentata da Josef K. L’orribile trasformazione del corpo del protagonista è stata messa in relazione da alcuni critici con la ripugnanza provata dallo scrittore boemo verso il proprio corpo.
Il castello può servire da spunto per introdurre un altro tema, vale a dire il rapporto ambivalente di Kafka con l’universo femminile. In questo romanzo è descritto un amplesso animalesco e selvaggio del protagonista con Frieda, un personaggio presentato in una luce sinistra. Del resto, l’autore boemo da un lato si sentiva fortemente attratto dal sesso, ma al tempo stesso provava una sorta di repulsione per la dimensione carnale.
Si presume che all’origine del senso di colpa del Nostro ci sia il rapporto conflittuale con la figura paterna. Senza volersi addentrare in questa sede nell’ambito della psicoanalisi, appare evidente che questo è il punto nevralgico della vita di Kafka, e conseguentemente anche della sua produzione letteraria.
A mo’ di conclusione di questo breve excursus, vorrei spendere due parole su un libro che mi ha fatto provare le stesse vibranti emozioni di quelli trattati sopra: l’originale saggio su Kafka scritto da Pietro Citati, che ci ha lasciati alcuni mesi fa.


 Photo by Alberto Cocchi

 

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