Camurri | La nuova vita
Con Aleksandr Puškin ha inizio la grande stagione della letteratura russa dell’Ottocento. L’importanza di questo autore, in ambito poetico, narrativo e teatrale è universalmente riconosciuta, anche e soprattutto per le sensibili influenze che ha avuto sugli scrittori a lui contemporanei e successivi. Nato nel 1799, anche da un punto di vista temporale Puškin si pone come un tramite tra il Neoclassicismo e il Romanticismo. La lirica in cui definisce una donna “il genio della pura bellezza” sembra quasi un inno alle istanze neoclassiche. Ma ovviamente anch’egli risente degli influssi del nascente Romanticismo: del resto, pure biograficamente Puškin incarna l’archetipo del poeta romantico, visto che muore in duello a soli 37 anni. Forse è proprio una caratteristica dei grandi scrittori quella di non essere del tutto ascrivibili a una specifica corrente letteraria.
Nonostante la breve vita, la produzione letteraria di Puškin è davvero sterminata. Sicuramente di rilievo le sue opere teatrali, tra cui spicca il Boris Godunov, che è un vero e proprio dramma nazionale. Notevoli pure le sue prove narrative, tra le quali vale la pena segnalare La figlia del capitano, un romanzo storico alla Walter Scott.
Ma è indubbiamente in ambito poetico che Puškin ha dato il suo più grande contributo: oltre a un consistente numero di liriche, egli è noto soprattutto per l’Evgenij Onegin, il romanzo in versi che nella letteratura russa ha la stessa importanza che La Divina Commedia ricopre nella storia della letteratura italiana. Definito “una enciclopedia della vita russa”, esso ha probabilmente come maggiore pregio quello di avere innovato nel profondo la lingua di quel paese. Si diceva della fattiva influenza del Nostro sugli altri scrittori. In particolare, Nikolaj Gogol’ vede in Puškin il grande poeta nazionale, colui cioè che superbamente incarna e magistralmente descrive l’anima russa. In ambito più specificamente narrativo, Lev Tolstoj ha riconosciuto che la genesi di Anna Karenina va ricercata in “Gli ospiti arrivarono in villa”, un breve frammento narrativo di Puškin che, con le sue atmosfere, ha ispirato uno dei romanzi più notevoli del XIX secolo. Ma è Dostoevskij, con il suo celeberrimo Discorso su Puškin, pronunciato a Mosca in occasione dell’inaugurazione di un monumento dedicato al poeta, a riconoscere appieno la grandezza dell’autore dell’Evgenij Onegin.
Foto di Nikita Karimov