Milan
14 Nov, Thursday
21° C
TOP

Interview | Luca Conca

Silvia Monti intervista Luca Conca, pittore “di tocco”, che ha scelto il suo angolo di mondo da cui osservare, dipingere, svelare la realtà.



Eccoci qua. Cominciamo con una domanda “facile”: come hai scoperto la pittura?
Il primo contatto con la pittura l’ho avuto da piccolo, osservando la stampa di un dipinto di Van Dyck, un apostolo, nel soggiorno di mia nonna: capivo che le pennellate, la costruzione del volto, sfuggivano alla mia comprensione “tecnica”. Allora io già disegnavo, mi piaceva molto copiare e cercare di restituire meglio che potevo un’immagine, e quel dipinto era per me una magia inspiegabile.

 

Dalla magia di una stampa appesa in casa, agli studi artistici: come ha reagito la tua famiglia, quando hai deciso di dedicarti interamente all’arte?
La mia famiglia mi ha da subito incitato, poi seguito e sostenuto. Non ricordo una sola discussione sulla difficoltà di seguire quella strada, ma solo il loro orgoglio e la loro disponibilità.

Un artista fortunato, allora! Domanda tecnica: la pittura è un lavoro che, oltre a realizzarti, appassionarti, ti permette di vivere?
Sì, riesco a vivere del mio lavoro dal 2000, da quando cioè ho aperto ufficialmente il mio studio di pittore. Ho iniziato collaborando con alcune Gallerie e poi ho potuto contare su un certo numero di collezionisti privati che ormai da anni mi seguono.

 

Mi potresti dare una definizione “tecnica” del tuo stile pittorico? Quali sono le tue influenze? E gli/le artisti preferiti?
Io sono un pittore di realtà, figurativo, con uno stile pittorico “di tocco”, cioè una pittura senza velature, in cui si vede ogni singola pennellata che contribuisce a costruire l’immagine. Le mie influenze e i pittori che più mi hanno segnato sono moltissimi. Ne posso citare alcuni del passato e alcuni contemporanei. Del Seicento citerei certamente Velasquez e Rubens, dell’ Ottocento Sargent, Boldini, Zorn e di questi ultimi vent’anni Richter, Lopez Garcia, Hockney, Borremans, Sasnal.

 

I tuoi dipinti sono molto realistici, quasi “fotografici” nella loro composizione. Come li realizzi?
La mia pittura nasce quasi sempre da un’immagine fotografica. Poi, però, arriva il mio tocco, una pennellata che costruisce l’immagine passo passo, senza velature o stratificazioni. è tutto un lavoro “di prima”, con piccoli tocchi che, da vicino, rivelano tutte le sovrapposizione, gli accostamenti del colore mentre da lontano danno un effetto molto realistico.

 

C’è differenza tra quando dipingi “per lavoro” oppure “semplicemente” per te stesso?
No, non c’è una particolare differenza, perché sia che il soggetto e le dimensioni del dipinto li scelga io, sia che vengano invece scelti da collezionisti o Galleristi, l’approccio e l’obbiettivo finale sono gli stessi: trasformare la rappresentazione pittorica in una rappresentazione simbolica.

 

Chi sono i soggetti che prediligi dipingere? Una tecnica che preferisci?
La tecnica che amo, in assoluto, è l’olio su carta e non su tela: sulla carta la pennellata è più secca, grafica e mi permette un approccio più contemporaneo con il tema. I miei soggetti preferiti sono tutti quelli legati alla natura: preferisco soprattutto giardini e intrighi di verde, che sono poi quelli con cui ho iniziato la mia carriera di pittore.

 

Come sai, i miei strumenti sono invece le parole, un modo ben diverso dal tuo di rappresentare, creare. Si parla tanto, in poesia di ispirazione, tecnica, virtuosismi. E tu? Come scegli i tuoi soggetti? Segui l’ispirazione? Se sì, che cosa è per te (l’ispirazione)?
In genere scelgo i soggetti, per lo più quelli naturalistici, in base a ciò che mi colpisce: un’immagine cinematografica, una foto vista sul web o, ancora meglio, un luogo visitato durante un viaggio o anche solo una piccola passeggiata.
È molto difficile, per me, distinguere l’ispirazione vera e propria dalla pigrizia. Le idee, le soluzioni, le decisioni tecniche e stilistiche vengono quando si è già al lavoro.

 

C’è un luogo particolare in cui ami dipingere? Un momento preferito della giornata?
Preferisco dipingere nel mio studio piuttosto che all’aria aperta, anche perché l’immediatezza del dipingere dal vero, per me, è meno importante del lavoro di interpretazione e riflessione che vengono con il dipingere in studio. La mattina e il primo pomeriggio sono i momenti migliori.

 

Recentemente hai collaborato con Gloria Ciapponi alla realizzazione di una Graphic Novel (Urlo, SaldaPress edizioni). Sei dunque “ritornato” al fumetto, una delle passioni che ti hanno portato a scegliere di disegnare, dipingere. Cosa si prova a “frequentare” contemporaneamente due mondi (la pittura/il fumetto)?
Direi che sto ancora cercando di capirlo, perché pittura e fumetto non sono, a mio parere, due mondi che possono sovrapporsi o interagire, ma solo accostarsi. Sono due modi di esprimersi, due linguaggi propri, con regole e finalità completamente diverse.

 

Lasciamo in sospeso questa tua esperienza, immagino che ci sarebbe moltissimo da raccontare…e torniamo alla pittura, se ti va. Tra i tuoi dipinti, ce n’è uno che preferisci? Che ti sta particolarmente a cuore? Oppure che non “sopporti” più? Perché?
Sì, in effetti, nonostante il progetto e la collaborazione con Gloria siano davvero interessanti e importanti, per me, sarebbe davvero lunghissimo raccontarne la nascita, tutte le fasi, la scelta di stile grafico e di narrazione. Resterei nel mondo della pittura, per questa volta.
Quanto ai miei quadri, non potrei sceglierne uno solo, che preferisco, così come uno che non sopporto più. Potrei dire che rivedo, ri-guardo molti miei primi quadri con una sorta di piccola pena per me stesso, per la mia inesperienza e la mia ingenuità. Poi penso che erano comunque frutto di un duro lavoro e questo li salva, in qualche modo.

 

Tra tutti i tuoi dipinti, ce n’è uno che ha una storia particolare? Ce la racconti?

Considero questo dipinto del 2006 il primo dipinto davvero mio e davvero contemporaneo: è quello in cui la mia idea di pittura si è unita perfettamente al senso della rappresentazione del reale. La sua storia è questa: avevo finito il viso di sinistra di questa coppia di gemelle e volevo, con un intervento, una soluzione pittorica, scombinare le carte, sorprendere e rimettere in discussione somiglianze e realismo. Mi venne allora in mente di dipingere una ciocca di capelli che avrebbe coperto lo sguardo della ragazza. Avevo, però, solo una pennellata a disposizione per farlo, e se non fosse venuta come dicevo io avrei dovuto rifare tutta la parte alta del volto. Per questo rimandai quell’unica pennellata almeno per un’ora e poi mi decisi: è ancora oggi la pennellata più importante e fortunata della mia carriera.

 

A proposito di carriera… Il fatto di vivere in una piccola città di provincia condiziona/influenza in qualche modo il tuo percorso artistico?
Sì, certo, innanzitutto perché mi trovo nella condizione di poter avere un’osservazione diretta e meno filtrata della natura e dell’ambiente naturale, mio grande e primo riferimento pittorico. Inoltre Morbegno è una piccola città che unisce il contesto urbano a quello naturalistico e ciò mi permette, quindi, di non rinunciare all’osservazione immediata della natura e nemmeno alle sollecitazioni dell’ambiente urbano che ti fanno sentire nel “mondo”. Aggiungerei poi che, secondo me, oggi non è necessario per un pittore un distacco a tutti i costi dalle distrazioni urbane, ma solo la decisione assoluta di dipingere ciò che si conosce davvero. Il fiume, gli orti i giardini e i sottoboschi sono stati i miei primi soggetti e già contengono tutti gli elementi per un ragionamento sul tema del paesaggio in generale, sulla luce, sul mistero delle cose e la loro bellezza.

 

Si potrebbe quindi dire che hai scelto il tuo angolo di mondo da cui osservare e dipingere il mondo?
Direi proprio di sì!

 

Una curiosità: in casa tua ci sono quadri? Quali?
Ho pochi quadri appesi: si tratta quasi esclusivamente di ritratti, anche di grandi dimensioni, che sono, tra i miei dipinti, quelli che preferisco.

 

Ti capita di confrontarti con le opere di altri artisti? Qual è l’ultima mostra che hai visitato?
Recentemente ho partecipato ad una grande collettiva di pittori e appassionati di tecniche figurative della cittadina in cui vivo. è una rassegna estiva che si ripete da moltissimi anni, ormai, ed è un appuntamento che, anche se amatoriale, ha una grande importanza per me. L’ultima “grande” mostra che ho visto, invece, è stata quella di Hokusai a Palazzo Reale, a Milano.

 

Grazie di tutto, Luca! Avrei solo due “domandine”, per chiudere in bellezza…
Proviamo…

 

Che ruolo pensi possa avere la pittura nella vita di tutti i giorni?
Nonostante tutti i nuovi linguaggi e i mezzi di comunicazione, credo che ancora oggi la pittura sia il modo più sorprendente per re-immaginare la realtà.

 

Gabriel García Márquez ha detto: “tutti gli esseri umani hanno tre vite: pubblica, privata e segreta”. Anche tu?
Direi che dipingere ti abitua a considerare le prime due un piccolo svelamento della tua vita segreta.

 


All paintings by Luca Conca | Website

Post a Comment