NON CHIEDERE
Non chiedermi chi io sia, né se la sorte
sul mio capo diffuse i suoi tesori,
ovvero se di lacrime e sudori
bagnommi della vita il sentier forte:
Non chiedere perché nelle mie smorte
pupille languon della fe’ i bagliori
né perché a tutti ricca di fulgori
chiuse a me sol la speme le sue porte.
Ma pensa che se il core a me nel petto
palpita ancora e si dibatte e freme,
è sol perché su lui splende il tuo affetto;
e se cadrò, vinto da quel che preme
crudel fato su me, dal negro letto
a te verran le mie parole estreme.
(Pasquale Albani)
*
Voglio restare qui tra questi monti
bianchi d’inverno,
coperti di ginestre a primavera;
voglio restare qui in mezzo ai bimbi,
delle scuole sperdute tra i pendii,
o nelle valli,
corrose dai torrenti tumultuosi.
Voglio sentire ancora le cicale,
impazzire d’estate tra le siepi;
voglio ascoltare a sera i mietitori,
cantar sull’aia con la luna piena.
e voglio essere presente in questa lotta,
da anni combattuta duramente
per la nostra gente,
cui manca il pane,
ma anche l’alfabeto rilucente.
(Emilio Gallicchio)
*
MORTE
Tutto ho bruciato per trovarti
ma non ti sento arrivare.
Sono lenti i tuoi passi
per lo stupore.
Quando nella casa si fa il silenzio
io spengo gli occhi sul pavimento,
ma non bussi alla porta
non varchi l’ampie scale.
Sopraggiunta alle spalle,
dinnanzi ai fogli bianchi m’ammazzi.
(Antonio Rinaldi)
*
PAPAVERI
Non andate, non andate,
verso il gelo di stelle.
Sia fermo il sopore e agreste luce
greve rosso
singulto profondo.
Grido alto
non placarti.
Bene, fermati
nelle mie mani
che non saranno, consunte.
Rimanete nel giallo grano
lungo i meriggi.
Bene, non cadere o forse tu devi
perché sia tessuto ogni giorno
la trama
in cui s’illude e piange
questa che vive di apparse cose
e ignora
non ignorata
le Parole represse
intorno a noi.
(Alfonso Errichelli)
*
AGOSTO
Agosto è tra le mandrie
sulle aie nelle vigne
con le spiagge.
Le fatiche dell’anno
sciolgono dentro il sole,
fumigate froge di cavalle
indovinano labbra voluttuose
tra papaveri rossi,
è caldo è caldo.
Si accendono mille stelle
nella notte,
sui pinnacoli del cielo
antico spazzacamino
spolvera l’ultima
estate.
(Felice Scardaccione)
*
LUCANIA PERSA
Respirano i nostri morti
nelle pietre dei conventi.
Oh le ginestre umiliate,
terra mia gettata sopra il letto delle serve,
la serva battuta e persa.
Oh la chitarra spezzata alla ringhiera
i poeti non ti possono alzare,
sono semenze gettate nella ruota
che macina i pezzenti.
Lucania teatro perso
le marionette si aggrappano a noi,
non ce la facciamo più
a cucire gli arlecchini
appesi alle monete.
Solo i fanciulli restano a te
i tuoi figli carcerati e persi,
madre mia coi capezzoli rotti
la tua voce è dilaniata e persa.
(Michele Parrella)
*
SOLA
Le porte che ho chiuse dentro di me
si sono spalancate
come in un immenso castello di sale allineate.
Ho voltato i miei passi
e con le mani protese
(cercavo i doni d’una volta
lasciati nel passato)
ho camminato sola nella mia vita.
Muri di solitudine
vestiti di colori senza voci;
odore come di cose morte;
uno stanco sentore
di passioni senza ricordo.
E non ho ritrovato
fra mille voci
quella che mi dicesse: – ascolta!
e mi lasciasse
fra le mani un fiore con radici di terra.
Tonfi di porte chiuse…
e ritrovarsi
sull’orlo di un abisso.
(Giuliana Brescia)
*
SETTEMBRE
Settembre con gli occhi di sole
che tieni lontano l’inverno
per scaldarmi il cuore.
Settembre dai castagni gialli
le donne già sono remote
ai vicoli neri
nei grandi scialli
Settembre che sciupi l’estate
come un bambino che gioca
con un fiore,
hanno già freddo i ragazzi dei prati
che attendono le ombre
per fare all’amore.
(Beatrice Viggiano)