Yin Xiaoyuan | The Ornithological Atlas
Yin Xiaoyuan | Due testi tratti da “Atlante ornitologico” | Traduzione di Alessandro Grippa
[29] Pseudeos fuscata | Lori fosco
Nemmeno una bolla d’aria vista ascendere da sotto la protezione dello schermo del mondo, superficie lapislazzuli che rimaneva immobile. E in alto aria tra le nuvole, cotone a fibra lunga in 3D, le rughe della pelle lattea a terra, come uno stato stabile, gelatinoso
Tutto fu silenzio, quando l’elicottero sorvolò le Isole Salomone; secondi di silenzio, nel trailer. Bistecche attraversavano la tua visione: grigio perla e verde mela collimavano in una primordiale armonia
Lori fosco, incoronato con il nome Violaciocca. Ora avverti la foschia che avvolge gli altopiani, i coni vulcanici: i colori irradiano elementi inerti
Gli occhi del Grande zibetto indiano, accovacciato dentro l’ombra, brillavano come campanelli, quando col suo lungo muso masticava bacche. Ma in realtà era anche meglio nel manipolare
cose che restano aperte, come l’acqua castana che sospinge la sua cresta verso il verde, contratto baniano, o il pennello di Photoshop che accumula lamine di neve lungo la zigzagante linea costiera —da Sumatra, Kalimantan a Java. Torrenti fragorosi più di cimbali, schiume d’onda nel golfo scintillavano come cristalli di ferro nello smalto di una ciotola Tenmoku
Spirali di caligine alte dai camini: qualcuno produceva zucchero di palma: la linfa delle cime , brassata in rotazione dal sole e dalla luna, veniva concentrata e modellata in blocchi, così come ogni goccia di nettare del mondo trasformata in brina sotto la tua lingua con la punta del pennello, orlata e sfilacciata di setole
La Nuova Guinea sotto la cupola del cielo come una bollente pentola di ossido di ferro blu, Salawati era una scorciatoia tra le Raja Ampat e Yapen una collezione di coni levigati
C’era odore di mangostano o del frutto marcescente di rambutan, come una natura morta ad olio sui cui angoli apparissero vescicole d’umidità
Il mondo equivalente sul suo dorso, per la sua secchezza iniziò a mostrare le fibre della tela
Hai colto un prugnolo malgascio ramontichi, era così incolore, così insipido, la sua polpa come un batuffolo strappato di cotone. Lo sai: una volta che l’autunno è maturo e cade a terra, le papille gustative entrano nel loro ciclo refrattario
Le isole erano modelli di alienazione interpersonale. Sia le specie volatili che le perenni leggono reciprocamente i propri parametri di colore, come in un rituale di benvenuto —
I Lorichetti dalla gola rossa (Kulawai) appesi ai baldacchini della foresta vergine, nutrendosi del polline delle piante in fiore, hanno spazzato le Isole Fiji. A Vilavilairevo, camminando sulle braci, offrì le fiamme scarlatte nel profondo del suo cuore. E Dakuwaqa, il dio squalo, emerse da una laguna impugnando fasci di luce dal fondo oceanico. “Eos” era la tua immagine speculare, una specie di pappagallo dal piumaggio rosso
Jonathan Barnsley affermò che sono i pigmenti di psittacofulvina a determinare i colori del piumaggio dei pappagalli. Voi due eravate come un parelio lungo il profilo della volta celeste.
Il Lory nero era elencato come “rajah”
Pierre Sonnerat viaggiò senza sosta dal Madagascar, dall’India, le Maldive, dallo Sri Lanka alla Cina, e tu sei stato catalogato nel “Voyage à la Nouvelle-Guinée” insieme ad altri uccelli
Hai preferito al mirto un fiore di ibisco, portandoti dietro un record leggendario, il nutrimento di ben 640 fiori, che suona più come un lampo spazio-temporale
Un Niaouli australiano produceva olio attraverso un potpourri di foglie profumate, dispiegando i suoi rulli per schiacciare il rumore di crominanza nel cielo
Un kayak a prora indigeno giaceva immobile nel centro della grande superficie d’acqua. Rimase lì, tra le 11 e le 12 NNW
Suspense in stile MGM: tra senso orario e antiorario
Era abbagliante ma non accecante, come la cresta di piume erettili sul capo di un Lori
[30] Psilopogon Cyanotis | Barbuto orecchie azzurre
Tam Coc, Ninh Binh, Vietnam del Nord. Risaie verdeggianti tra paesaggi carsici al tramonto: sereni come l’acqua placida in quell’istantanea
Come un sigillo cinese sulla superficie di un rotolo di carta Xuan in legno di sandalo, iniziando il suo pattinaggio artistico: masse di colore hanno presto disperso le tracce, dimostrando così la sua trasmissibilità luminosa. L’acqua gorgogliante emanava una luce di smeraldo. C’erano drappi di nebbia sospesi sul Golfo Settentrionale, animali del Bashkiriano colpiti tra la fase sedimentaria continentale e quella marina.
Le stalattiti avevano una texture simile ai vecchi pioppi. La cicadea di Ha Long univa tutti i frammenti della stratigrafia mitologica con le sue foglie carenate: le piante erano sempre rappresentazioni del libero arbitrio naturale
per gli animali invece era più come le proiezioni di complicate menti umane. I Limulidi nient’altro l’altro che l’ombra di un kayak in qualche scena dell’Ordoviciano. Il ventriglio nel tratto gastrointestinale del volatile non aveva macinato le sfumature di montagne color realgar che indugiano ai confini dei sogni lucidi
Il mondo era la solidificazione dell’amorfo. Il Tarascosauro mostrò i suoi artigli al margine della Piattaforma continentale per poi per sempre scomparire, lasciando grasse, pigre iguane a masticare petali sui rami alti, più assolati
Le fibre di ogni oggetto iniziarono a crescere e a intrecciarsi tra di loro — nacquero gli articoli in rattan: estrazione e assimilazione. La corteccia dei profumati alberi del manjack come carta strappata. Le Strofioblachia, gli alberi monoici, gareggiavano nell’arrampicarsi, dopo la pioggia. Un filo di colore bianco si alzava dalla sezione trasversale del tabacco flue-cured e innescava un improvviso flashback: durante la guerra le pattuglie di vietnamiti li sentivano chiamare i compagni, quei suoni mescolati ai gechi Tokay
“REEEE-UP…REEEE-UP…REEEE-UP”;“FAAA-CUE…FAAA-CUE”… davvero divertente
Nelle giungle pulciose, umide, oscure, gli anelli sparsi della catena alimentare naturale venivano mossi dal vento
Formiche, cicale, libellule, grilli, locuste e falene… prima di essere predati dai Barbet, avevano pupe e bozzoli, dai quali un tempo si trasformavano in altro
ma sono finiti tutti nello stomaco di questo uccello giunto dalla “Leggenda di Luo Fu”, come fichi succosi che scoppiano esponendo la loro lattea carne
Un birdwatcher, nel portare in spalla il pesante lungo teleobiettivo, era simile a un fumatore: il caldo era il catalizzatore, e attraverso il canale segreto del cambiamento avresti potuto osservare l’essenza del volo, della caccia e del canto
Altri volatili hanno approcciato il tuo obiettivo: tordi ridenti dal mento rosso, tordi ridenti dal petto arancione, tordi ridenti dalle ali dorate, fulvette dalla corona nera, cutie vietnamite, crociasi dalla corona grigia, chiacchieroni neri, beccacce dai piedi pallidi e verdoni europei erano come tasselli di puzzle staccati dalle remote montagne blu-grigie, ora fissati lungo un filo dorato: il fiume Mekong. Si allargano come fiocchi di neve
Sgorgando da paesaggi multistrato. Non c’era modo di tagliare questa linea di cresta attraverso l’immagine: il bacino adagiato tra gli altopiani sembrava una buccia di banana, ora giallastra, ora verdastra. Nei pressi c’erano anche palme da zucchero, meli rosa e altri alberi che fiancheggiavano le piste strette tra i campi
Chiudi gli occhi e immagina: ce n’erano altri… i fagiani-pavone di Germain, i focolari siamesi, i piccioni verdi dallo sfiato giallo, i pitta dalla groppa blu e i treepies dalla coda a cricchetto. Come una sorta di aroma chiuso nei cassetti della memoria, sprigionato dall’aria fresca della notte
Sotto le crepe nelle nuvole, i campi terrazzati sembravano annuali anelli artificiali sulla terra, strisce di colori aggrovigliate e districate nuovamente, motivi smaltati del profondo autunno, infine punteggiati dalle ninfee reali cresciute nei loro pressi
All’improvviso nel cielo apparve come una spettrale foratrice. Echi risuonarono nel Nepal orientale, Nell’India nord-orientale, a Singapore e nel Borneo
Una manciata di sole fu riversata nel mondo mortale che sorgeva sul palcoscenico dell’ascensore, sempre diventando un po’ più chiaro, e luminoso
Testi originali | Tratti dalla raccolta: The Ornithological Atlas
[29] Pseudeos fuscata 烟色吸蜜鹦鹉 | Dusky Lory
No air bubbles could be seen rising from beneath the screen protector of the world, its lapis-lazuli blue glass surface remained still. The air between the 3D long-staple cotton clouds above and the milk skin wrinkles below was in a stable-jelly state
When the helicopter flew over the Solomon Islands, it was all silent for seconds in the trailer. Steaks crossed your vision: pearly gray and apple green joined each other in primeval harmony
Dusky Lory, you were crowned by the name of Hesperis. Now feel the fog shrouding the table mountains and volcanic cones: colors were radiating inert elements
The eyes of the large Indian civet crouching in the shade shone like bells, when it chewed berries with its long muzzle. But they were actually better at manipulating things that stayed open
such as golden-chestnut water pushing its crest towards the contracting banyan green, or Photoshop brush piling up scales of snow onto the zigzagging coastline–From Sumatra, Kalimantan to Java. Torrents louder than cymbals, surfs in the gulf glittered like iron crystals within the glaze of a Tenmoku bowl
Wisps of smoke rose from the chimneys: somebody was making palm sugar: sap from the tree tops, brewed by the sun and the moon on a rotating basis, was concentrated and molded into blocks, as of all the nectar drops in the world were turned into rime under your brush-tipped tongue, frayed and fringed with bristles
New Guinea under the dome of the sky was like a pot of iron oxide blue, boiling, Salawati was a shortcut among Raja Ampat Islands while Yapen a collection of smooth cones
There was the smell of mangosteen or rambutan fruit rotting away, like a still-life oil painting on whose corners blisters of moisture appeared.
The counterpart world on its back started to show fibers of the canvas due to dryness
You picked at a Ramontchi Madagascar plum, it was so colorless, tasteless, its flesh looked like cotton wool torn out. You know it: once autumn was ripe and fell into the earth, all taste buds entered its refractory period
Islands were models of interpersonal alienation. As a welcome ritual both the flying species and the ever-blooming species read the color parameters from each other every morning–
Red-throated Lorikeets(Kulawai) hanging on canopies in the primary forest, feeding on the pollen of flowering trees, had swept across Fiji islands, In Vilavilairevo, the fire-walking, he offered the scarlet flames deep in his heart. And Dakuwaqa, the shark god, emerged from a lagoon, grasping beams of light from the sea bottom. “Eos” was your mirror image, a kind of parrot with red plumage
Jonathan Barnsley asserted that psittacofulvin pigments resulted in the colors of parrots’ plumage. You two, were like sundogs along the edge of the heaven’s vault. The black lory was listed as “rajah”
Pierre Sonnerat travelled nonstop from Madagascar, India, Maldives, Sri Lanka to China, and you were recorded in “Voyage aux Indes Orientales” and “Voyage à la Nouvelle-Guinée” with other birds
You left a myrtle for a hibiscus flower, also leaving behind a legendary record of feeding on as many as 640 flowers, sounding more like a flash of space-time
A paperbark tree was brewing oil with scent-bearing leaves, stretching out its rollers to crush the chroma noise in the sky
An indigenous-prowed kayak was lying still in the middle of the big water surface. He stayed in there, between 11 and 12 o’clock NNW
MGM-style suspense: between clockwise and anticlockwise.
It was dazzling but not blinding, just like the crest of erectile feathers on the top of a lory’s head
[30] Psilopogon Cyanotis 蓝耳拟鴷 | Blue-eared Barbet
Tam Coc, Ninh Binh, North Vietnam. Lush green rice paddies among Karst landscapes in the sunset– they were as serene as still water in that snapshot
Like a Chinese seal landing on the surface of a scroll of blue sandalwood Xuan paper, starting its figure skating: masses of color lost their traces there soon, so its light transmittance was proved. Gurgling water gave out an emerald light. There were draperies of mist hanging over the Northern Gulf, and animals from Bashkirian Stage were struck between continental and marine sedimentary phases
Stalactites had a texture like that of old poplars. The Ha Long cycad joined all fragments of Lithologic Stratigraphy back with its keeled leaves–plants were always representations of Nature’s free will
while animals were more like projections of complicated human minds. Blue-blooded horseshoe crabs were nothing but the shadow of a kayak in some Ordovician scene. The gizzard stone in the bird’s gastrointestinal tract had not ground up shades of the realgar-colored mountains lingering on the boundaries of lucid dreams
The world was the solidification of the amorphous. Tarascosaurus showed its claws at the end of the continental shelf and then vanished forever, leaving fat, lazy iguanas chewing petals on high branches in the sun
Fibers in all objects started to grow and intertwined with one another–that was how rattan articles were born: extraction and assimilation. The bark of fragrant manjack trees was like torn paper. Strophioblachia, the monoecious trees, competed in climbing upwards after the rain. A wisp of white hue rose from the cross-section of flue-cured tobacco, and triggered sudden flashback: during war time Vietnam soldiers on patrol heard them calling out to mates, their sounds mixed with those of the Tokay gecko lizards
“REEEE-UP…REEEE-UP…REEEE-UP”;“FAAA-CUE…FAAA-CUE”…really funny
In the dark, damp, flea-ridden jungles, scattered links of Nature’s food chain were blown about by the wind
Ants, cicadas, dragonflies, crickets, locusts and moths… before falling prey to the barbet, had their own pupas and cocoons, from which they metamorphosed into something else once
but they all ended up in the stomach of this bird from “Legend of Luo Fu”, like juicy figs bursting and exposing their milky white flesh
A birder carrying a long heavy telephoto lens on his shoulder was similar to a smoker: the heat was the catalyst, and through the secret channel of change you observed the essence of flying, hunting and singing
More birds approached your lens: rufous-chinned laughingthrushes, orange-breasted laughingthrushes, golden-winged laughingthrushes, black-crowned fulvettas, Vietnamese cutias, grey-crowned crociases, pied shrike-babblers, pale-footed bush-warblers and European greenfinches… they were like jigsaw pieces detached from the grey-blue remote mountains, now fastened along a golden string—the Mekong River. They spread out like snowflakes
gushing out from multi-layered landscapes. There was no way to cut this ridge line across the picture—this basin lying among highlands looked like a banana leaf, now yellowish, now greenish. In the neighborhood there were also sugar palm trees, rose apple trees and other trees lining narrow roads between the fields
Close your eyes and imagine: there were more… Germain’s peacock-pheasants, Siamese firebacks, yellow-vented green pigeons, blue-rumped pittas and ratchet-tailed treepies. Like some kind of aroma locked in the drawers of memory, released by the cool air of the night
Under the cracks in the clouds, terraced fields looked like artificial annual rings on the earth, stripes of colors tangled and untangled again, enamelling patterns of deep autumn, which were eventually dotted with royal water lily among them
A phantasmal punch hole appeared in the sky all of a sudden. Echoes hung over Eastern Nepal, Northeast India, Singapore and Borneo
A handful of sunshine was cast upon the mortal world rising on the elevator stage, which was becoming lighter and brighter
Yin Xiaoyuan (“殷晓媛” in cinese), è una poetessa cinese d’avanguardia multilingue e transgenerica fondatrice di una Scuola Enciclopedica di Poesia, iniziatrice di un Movimento di Scrittura Ermafrodita e redattrice della Dichiarazione della Scrittura Ermafrodita. Visual designer, ha diretto la “Encyclopedic Poetry School Creative Writing & Integrated Art Workshop”, che include poeti, scrittori, drammaturghi, musicisti e artisti visuali (fotografi, calligrafi, installatori).
Ha compiuto studi presso la Beijing International Studies University, è membro dell’Associazione degli Scrittori cinesi, dell’Associazione dei Traduttori cinesi e dell’Istituto Poetico cinese. Ha pubblicato undici libri, tra i quali cinque antologie poetiche: Ephemeral Memories (Dazhong literature & art publishing, 2010), Beyond the Tzolk’in (China Federation of Literary and Art Publishing House, 2013), Avant-garde Trilogy (Tuanjie Publishing House, 2015), Agent d’ensemencement des nuages (Encyclopedic Poetry School’ 10th Anniversary Series) (Beiyue Literature & Art Publishing House, 2017), e Cloud Seeding Agent (Pinyon Publishing, USA); sei traduzioni, tra le quali The Ruby in Her Navel (Tsinghua University Press, 2014) del vincitore del Booker Prize Barry Unsworth, una, Become a River (New Feral, 2018), dell’artista-poeta contemporaneo newyorchese Bill Wolak. Ha scritto diciotto testi epici (per un totale di circa settantamila versi) e ventiquattro volumi di poesie enciclopediche. Si esprime letterariamente in cinese, inglese, giapponese, tedesco e francese ed è tradotta in varie lingue. Collabora con oltre cento poeti del mondo intero e ama viaggiare a piedi scalando le vette della Cina.
Alessandro Grippa (1988) vive a Caravaggio e lavora come docente. È presente nell’antologia “Zenit Poesia” (Milano, La Vita Felice, 2015), nell’antologia italo-messicana “Lombardia. El despertar de la rosa” (Edizioni Circo Literario, 2019), nell’antologia “Giovane poesia italiana” (LietoColle-Pordenonelegge, 2020) e nell’antologia “Distanze obliterate” (a cura di Alma Poesia, Puntoacapo Editrice, 2021). Ha pubblicato le raccolte di poesia “Opera in terra” (LietoColle- Pordenonelegge, 2016 — Premio internazionale Europa in versi 2017, Sezione Giovani) e “Revisioni” (Delta 3 Edizioni, 2021). Suoi testi sono tradotti in inglese, francese, tedesco e spagnolo.
Foto di Boris Smokrovic