Calvino | Computer e didattica
Da tempo i computer e gli strumenti elettronici in genere fanno parte integrante della didattica. Esiste ancora una certa resistenza da parte di un certo numero di insegnanti che preferisce il “buon vecchio gesso sulla lavagna di ardesia”, ma va via via riducendosi: in ogni caso ormai tutti utilizzano LIM, schermi touch e libri digitali. Si tratta di una rivoluzione simile all’introduzione dei caratteri di Gutenberg: incontra tutti a tutti i livelli. Esistono progetti per regalare o vendere computer a prezzo molto ridotto anche in Paesi apparentemente lontani dalla civiltà occidentale, come in alcune zone remote dell’Africa o dell’America Latina.
Studi più o meno autorevoli indicano i pro e i contro di questa rivoluzione inevitabile.
Come insegnante, ho visto da subito un’opportunità nell’utilizzo del web: facile accessibilità a risorse interessanti e non fruibili in altro modo. Nel ‘96 ho costruito un primo ipertesto per supportare le mie lezioni di Scienze e ho cercato avidamente i siti che potessero supportare le mie lezioni. Come animatore digitale e formatore sulla didattica digitale, spingo e aiuto colleghi e alunni nell’utilizzo di tali strumenti, in particolare per lo “storytelling” e il “coding”. Sono solo vantaggi o ci sono svantaggi o perfino lati oscuri?
Insegnare in modo differente
Pensiamo ad un’aula, ai ragazzi che, come da sempre, vorrebbero essere altrove, ma pure in aspettativa; all’insegnante che desidererebbe essere già in vacanza, ma non vede l’ora di trasmettere il proprio sapere o accendere fuochi e curiosità nei propri allievi. Si attiva il computer e lo schermo inizia a proiettare: un video, un testo, un dipinto.
I ragazzi si dividono fra attenzione e stiracchiamento, curiosità e assuefazione. Non sembra molto diverso dalle lezioni alla vecchia maniera.
Pensiamo alla stessa aula. La lezione inizia come prima, ma solo per una ventina di minuti, poi i ragazzi si dividono in gruppi, ognuno dei quali è dotato di uno strumento di navigazione, di carta, penna, matite e tutta la strumentazione classica e ad ognuno viene assegnato un compito preciso da eseguire. Al termine della lezione, o di un ciclo di lezioni, ogni gruppo deve riferire quanto fatto e mostrare agli altri un prodotto finito.
Si tratta di un modo alternativo di fare scuola. La didattica digitale diventa un supporto fondamentale, ma è la modalità di gestione della classe il vero nucleo operativo, il centro della rivoluzione didattica. E qui lascio il lettore libero di immaginare come potrebbe proseguire l’anno scolastico, ma anche come modificare il sistema di valutazione: quanto entrino in gioco le competenze!
Pensiamo ora alla stessa aula e a delle lezioni di geografia, di scienze della Terra, di ambienti climatici e simili. Grazie a programmi geografici come Google Earth – e voglio citarlo per nome e cognome – è possibile atterrare in ogni luogo a portata di satellite, zoomare o avere visioni di insieme di una catena montuosa o una piana alluvionale o… Impossibile prima del digitale.
Negli studi linguistici possiamo avvalerci di siti ufficiali o dedicati, con video e strumenti che rendono la lezione attiva ed efficiente.
Il coding, o pensiero computazionale, permette di costruire e invitare a costruire programmi, storytelling e videogiochi didattici che obbligano lo studente a pensare, a smembrare l’oggetto di studio in ogni singolo componente, a ragionare in modo binario per far funzionare il sistema.
Fin qui tutto bene, ma…
L’abitudine dei ragazzi allo schermo piatto del cellulare o simili, fin dalla prima infanzia, obbliga ad una visione senza profondità. Si perde la tridimensionalità, manca una parte dello sviluppo cerebrale che non potrà essere sostituito in età scolare. Personalmente ritengo che una buona parte dei problemi legati alla geometria e alla logica siano causati proprio dalla mancanza di gioco con oggetti fisici, alla manipolazione di oggetti, all’assenza dell’insuccesso: quale meravigliosa abilità sviluppa un bimbo che provando continuamente, a dispetto della frustrazione, ad impilare una serie di cubi di dimensioni diverse, costruisce una la torre che non crolla per violazione della legge di gravità e del punto di equilibrio? Questa è una competenza acquisita fisicamente, intellettualmente e indelebilmente.
Quanta competenza geometrica e logica si sviluppa nei giochi legati alla costruzione di oggetti con i famosi mattoncini o con la costruzione di giochi con cartone, legni, tubi e altro materiale di fortuna? Cambia la visione del mondo, si acquisiscono competenze progettuali, manipolative e si comprende la consistenza e la densità dei materiali: competenze impossibili da acquisire con il digitale.
Esiste un lato oscuro? Purtroppo sì. Non tanto nella didattica in classe quanto soprattutto nel tempo libero. Lasciare agli allievi e ai figli libero accesso a siti, chat e social, addirittura sedersi insieme a loro e mentire sull’età per permetterli di fare esperienze anticipate, concedere loro di scrivere liberamente ogni pensiero in modo incontrollato e non pensato, evitare di verificare quali videogiochi fanno e cosa si scrivono nelle chat collegate…Gli esempi rasentano l’infinito: non è lo scritto adatto a sviluppare tali tematiche, ma ogni insegnante può raccontare storie di usi, abusi e terrore legati all’utilizzo smodato della rete e degli strumenti digitali.
Foto di Alexander Shatov