Calvino | L’intelligenza umana
Nell’immagine dell’albero evolutivo dei primati tratta da Focus Scienza, l’ordine dei mammiferi a cui appartiene l’uomo mostra una serie di visi tutto sommato simili fra loro: occhi frontali, naso centrale, bocca “piatta”, presenza di un mento, più o meno sfuggente. Nei primi milioni di anni, fino a circa 4 milioni di anni fa della loro storia evolutiva, i primati vissero sugli alberi della foresta pluviale africana, come gli attuali gorilla e scimpanzé. Poi, a causa di cambiamenti climatici globali, la foresta cominciò a ridursi, a favore della savana e spinse alcune specie di primati ad avventurarsi nella pianura.
L’ambiente era completamente diverso: erbe alte fino a tre metri, pochi punti rilevati, eccetto grossi massi, qualche collina, qualche albero di acacia o baobab. I nostri antenati, gli australopitechi in particolare, hanno dovuto adattarsi ad un ambiente decisamente ostile: non erano alti, poco più di un metro, tendevano a camminare su quattro zampe, erano esposti agli agguati dei grandi felini, delle iene e dei predatori in genere. Probabilmente questa tensione ha generato la spinta evolutiva verso il bipedismo. Alzarsi in piedi, camminare su due gambe, ha presentato vantaggi importanti nell’individuare i numerosi pericoli. Un effetto collaterale è stato quello di liberare le mani, non più utilizzate per gli spostamenti. Mani libere ha significato poter trasportare oggetti, ma anche i figli, camminare al fianco dei partner, attivare una socializzazione di nuovo tipo.
La liberazione delle mani sembra essere stata all’origine dello sviluppo cerebrale umano. Le mani libere sono diventate gli strumenti più sofisticati dei primati. Un mio amico artigiano suole ripetere “senza il cervello le mani non arriverebbero nemmeno alla bocca”.
Le mani…celebrate nelle canzoni, nelle poesie, in numerosi studi scientifici, con esse i primati sono diventati specie umana: gli strumenti lignei, di cui non abbiamo alcuna traccia fossile, si sono evoluti in strumenti litici, secondo la scienza, intorno ai 3,3 milioni di anni nel periodo detto “olduvaiano”. A quell’epoca risalgono le prime pietre sbozzate dette bifacciali. Da allora l’industria litica si è evoluta in modo sofisticato fino all’industria magdaleniana (iniziata intorno ai 17.000 anni fa), di estrema raffinatezza funzionale e tecnologica.
Insieme all’industria litica, i fossili umani mostrano un’importante evoluzione fisica: postura sempre più eretta, innalzamento dell’altezza, aumento delle dimensioni della scatola cranica per contenere un cervello sempre più grande, evidente dall’Homo erectus in avanti. L’attuale dimensione si aggira intorno a 1500 cc.
L’aumento cerebrale e la raffinatezza tecnologica sono coincise anche con una socialità sempre più sofisticata: i gruppi parentali si sono ampliati, diventando più numerosi, i rapporti si sono complicati. L’aumento cerebrale è coinciso con attività sempre più astratte, come la pittura, la musica, la danza, la diffusione della religione. Sono stati inventati i raduni, le feste, si è insinuata nella mente la sensazione dell’amore non solo umano, ma anche divino.
Per citare una nota canzone, potremmo dire che “con le mani sbucci le cipolle” e…diventi sempre più umano.
Foto di Eugene Zhyvchik