Calvino | Tra scienza e fede
Quanto scritto rappresenta il frutto di una ricerca personale, non ancora conclusa, sulle tracce di Dio nel mondo. La scienza, intesa come metodo scientifico, non può ammettere Dio, in quanto entità incommensurabile. La fede non può affermare di aver toccato Dio con mano, altrimenti non sarebbe più tale, diverrebbe certezza di qualcos’altro.
Ogni società umana, dalla preistoria profonda, ha cercato di risolvere il mistero della vita con risposte sia nel tangibile sia nell’immateriale. Con l’avanzare della tecnologia e con la filosofia di Cartesio, si è creata una dicotomia netta non solo tra scienza e fede, ma anche tra mente e materia, che ha portato la filosofia scientifica occidentale, secondo Fritjof Capra, verso la ricerca di prove supportate da leggi matematiche lineari. Queste leggi, legate alla matematica lineare, non riescono a risolvere tutte le domande, in particolare quelle legate alla complessità, sia del mondo inorganico sia di quello organico. Tra il XIX e il XX secolo, durante l’approfondimento di studi matematici legati alla statistica applicata all’informatica e alle teorie dei numeri immaginari e complessi, gli scienziati hanno avuto a disposizione strumenti rigorosi per colmare la dicotomia cartesiana e rispondere in modo diverso alle domande sull’origine della vita. Sebbene la scienza neghi l’esistenza di Dio, queste risposte, permeate forse da spiritualismo New Age, avvicinano, a mio parere, scienza e religione. Di seguito provo ad elencare alcune delle domande che riguardano l’origine della vita indicando possibili risposte.
“In principio era il Verbo.” Genesi 1
La parola creatrice è alla base del Credo delle tre principali religioni monoteiste. La scienza risponde con una negazione: la vita è frutto del caso. Siamo i vincitori della lotteria della vita. Questa affermazione è basata sulle teorie neodarwiniste, secondo cui l’evoluzione avviene per modifiche genetiche casuali.
Non sono mai riuscito a comprendere come il caso possa portare alla complessità. Una semplice cellula batterica, che si considera simile alle cellule primigenie, è estremamente complessa: troppo, a mio parere, per essere frutto del caso. La matematica dei numeri complessi, secondo Prigogine e Capra, può rispondere a questa domanda grazie alle equazioni differenziali. Sulla base di tale matematica, strutture complesse possono nascere dall’ordine, che rappresenta la mancanza di energia, o, perlomeno, una forma stabile poco incline al mutamento: l’eccesso di ordine non sembra particolarmente creativo.
Basandosi su questa matematica, Fritjof Capra avvalla la teoria di Gaia, introdotta da Lynn Margulis e Dorion Sagan, secondo la quale la Terra è un sistema vivente nel suo complesso. C’è differenza tra una roccia e un cane, afferma: se tiro un calcio a un sasso conosco la sua reazione in termini di traiettoria, velocità e punto di arrivo; se tiro un calcio ad un cane la reazione è imprevedibile, in termini fisici e matematici. La Terra, però, appare come un sistema stabile atto a mantenere la vita. Secondo Margulis e Sagan, i batteri hanno modificato l’ambiente in risposta alle variazioni che hanno dovuto affrontare. In un certo senso mi piace pensare, interpretando il pensiero di questi scienziati, che la vita immagina sé stessa in risposta alle variazioni ambientali, cercando adattamenti in qualche modo consapevoli e non risultanti da un puro frutto del caso. Allora immagino, allontanandomi dalla scienza, che questo potrebbe essere il terreno di incontro fra la Parola creatrice e i viventi, un punto di convergenza tra scienza e fede. La religione cristiana afferma che possediamo frammenti del divino: quale frammento è più grande della parola, frutto del pensiero? L’atto del comunicare è così pressante da aver spinto l’uomo a superare le limitazioni imposte da malattie devastanti fino a permettergli di costruire computer che possono scrivere col solo movimento degli occhi.
“Amatevi l’un l’altro come io ho fatto con voi.” Giovanni 13,31-33a.34-35
In un’epoca in cui prevale l’egocentrismo (da cui nemmeno lo scrivente è immune, altrimenti non firmerebbe questo scritto), questo insegnamento di Gesù, trova fondamento scientifico? L’altruismo è davvero conveniente?
Sempre secondo Margulis, le cellule procariote sono frutto di simbiosi fra batteri, il termine scientifico è endosimbiosi. La teoria dell’endosimbiosi si basa sulla presenza di organuli presenti nelle cellule eucariote che possiedono una propria membrana e un proprio frammento di DNA: mitocondri, cloroplasti e flagelli appartengono a questo gruppo. Non sembra un caso che mitocondri e cloroplasti siano rispettivamente connessi con la demolizione e la produzione del glucosio, cioè con la trasformazione di energia chimica per il funzionamento della cellula, e i flagelli siano legati alla mobilità cellulare. Ad un certo punto della storia della vita, alcuni batteri hanno iniziato ad infettare altre cellule, provocando la morte dell’ospite e la propria, così come fanno tutti i batteri parassiti: riescono a riprodursi, ma a costo della distruzione dell’ospite. Tale comportamento non sembra essere conveniente, a lungo andare. Un’ipotesi potrebbe essere quella che batteri produttori di energia, precursori degli organuli sopracitati, abbiano infettato cellule ospiti e, invece di distruggerle, si siano adattati a vivere al loro interno, condividendo parte del proprio DNA, in modo da farsi riprodurre. In cambio, avrebbero ceduto l’energia chimica per il funzionamento della nuova cellula. La membrana nucleare delle cellule ospiti, sarebbe una risposta di protezione del materiale genetico nei confronti dei batteri infettanti.
Una seconda ipotesi è che i precursori di mitocondri, cloroplasti e flagelli abbiano cercato riparo appoggiandosi alla cellula ospite, più grande e, quindi, preda più difficile, instaurando una collaborazione che avrebbe portato all’inclusione sotto forma di organuli: una rinuncia dell’autonomia per una forma di vita più efficiente. Si sarebbero così formate le cellule eucariote. Molto interessanti sono gli studi che mostrano la capacità dei batteri di scambiarsi materiale genetico (DNA) per poter riparare il proprio codice genetico, una forma di scambio diffusa in modo capillare.
Ma la cooperazione si spinge anche alle molecole. Applicando la teoria delle reti si è osservato che le molecole complesse formano le proteine più facilmente in presenza di cooperazioni molecolari, grazie ai catalizzatori: una forma di altruismo reciproco alla base della vita. Forme di simbiosi fra organismi pluricellulari sono numerose – piante e impollinatori, paguri e attinie, polipi dei coralli e pesci pagliaccio – ma mi piace raccontare quella tra la mangusta africana e lo scoiattolo di terra. La mangusta è un predatore che potrebbe cibarsi degli scoiattoli (in realtà, viene addirittura ospitata nelle tane degli stessi). Inoltre, è generalmente un predatore notturno, mentre gli scoiattoli sono diurni. La mangusta al mattino si ritira nelle tane degli scoiattoli per riposare al riparo dai propri predatori e, in cambio, ripaga lo scoiattolo difendendone la famiglia dagli attacchi dei serpenti. Una vera e propria alleanza tra specie che potrebbero essere nemiche.
Lasciando la scienza un momento da parte, cosa pensare delle guerre che dilaniano il nostro pianeta? Forse dovremmo imparare dai batteri. Andando oltre e, rasentando certamente l’eresia scientifica, ma probabilmente anche quella religiosa, potremmo pensare che i batteri abbiano attivato la lezione del Maestro fin dagli albori della vita.
“Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.” Genesi 2, 18-24
Questo passo della Bibbia in realtà è molto difficile. Dalla sua interpretazione dipendono le due principali forme sociali, matriarcato e patriarcato, ma soprattutto, la capacità dell’uomo di considerarsi padre padrone della Terra, oppure suo custode. L’atto di dare un nome agli animali è un gesto di fiducia nei confronti dell’uomo da parte di Dio, ma anche degli animali stessi. Farsi chiamare per nome non è una cosa che concediamo a chiunque, ma solo a chi è intimo, solo a chi riteniamo essere prossimo alla nostra fiducia.
Vedo in questo passaggio biblico la consegna in custodia della Terra all’uomo. Papa Francesco è stato chiaro e lo è anche la scienza: sembra che l’altruismo sia il vero comportamento funzionale per la vita. La vita cerca la vita, la vita genera la vita.
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.” Matteo 11,25-27
Molte delle informazioni scientifiche di questo scritto sono tratte da Fritjof Capra, “La rete della vita – “Perchè l’altruismo è alla base dell’evoluzione” e da Lynn Margulis e Dorion Sagan, “Microcosmos”. Altri autori importanti sono stati Edwin Schrodinger, Ilya Prigogine, Benolt Mandelbrot, Stuart Kauffman, nonché Sidney Brenner, Maturana e Varela. Per uno studio sul funzionamento del cervello secondo una visione olistica, Edgar Morin. I riferimenti religiosi sono stati individuati nel libro della Genesi, nella Bibbia (di cui Monsignor Ravasi è un eccellente interprete) e nelle encicliche di Papa Francesco.
Foto di Michael Dziedzic