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Camurri | L’oblomovismo

Tra gli scrittori che fanno parte di quella che è stata definita l’epoca d’oro della prosa russa, vale a dire grosso modo un trentennio a partire dalla metà del diciannovesimo secolo, rientra anche a pieno titolo Ivan Gončarov. Autore di tre romanzi, è noto soprattutto per la sua seconda opera, Oblomov.
Oblomov, il protagonista del romanzo, abita in città, a San Pietroburgo, ma è un proprietario terriero. Si occupa poco e male di Oblomovka, la sua proprietà, in cui ha vissuto un’infanzia dolce e spensierata, anzi la trascura quasi del tutto, e vive praticamente senza fare nulla: passa tutta la propria giornata a letto o sul divano, oziando e fantasticando.
In contrapposizione nettissima con il carattere di Oblomov c’è quello del suo grande amico Stolz. Di origini tedesche – e non a caso in tedesco la parola “Stolz” indica sia il sostantivo “orgoglio” che l’aggettivo “orgoglioso” – questo personaggio è davvero l’antitesi del protagonista del romanzo: è un grande lavoratore, sempre in fervente attività, pieno di entusiasmo, determinazione, buona volontà.

Stolz fa di tutto per cercare di smuovere Oblomov dalla pigrizia e dall’apatia, ma con risultati scarsi o addirittura nulli.

In realtà, a un certo punto pare che questo possa avvenire, grazie indirettamente proprio a Stolz, che presenta all’amico Ol’ga. Oblomov si innamora, e una gran parte del libro è proprio dedicata a questo idillio. Ol’ga arriva a credere di potere trasformare il proprio partner, ma alla fine anche lei desiste, visto che lui continua a rimandare la proposta di matrimonio.
L’altro grande personaggio femminile del libro è Agaf’ja. Per Oblomov, essa rappresenta davvero tantissime cose. Come scrive Fausto Malcovati, Agaf’ja “è il cibo, è il tepore, è la casa, è la protezione. E soprattutto c’è, è lì, reale, concreta, solida”. In altre parole, rappresenta per lui come un ritorno a Oblomovka, o perfino una regressione a Oblomovka. Per concludere, resta da dire qualcosa sull’Oblomovismo, questo termine divenuto molto popolare, e che compare nelle pagine stesse del libro. Esso sta a indicare la pigrizia, l’apatia, l’inerzia, l’attitudine a fantasticare del protagonista, che naturalmente condivide tali aspetti con una parte affatto trascurabile del genere umano.

 


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