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Camurri | Terragni e l’armonia del destino

Giuseppe Terragni è unanimemente considerato l’esponente più significativo dell’Architettura Razionalista in Italia. Nell’arco della sua breve vita realizza parecchi progetti, alcuni dei quali sono assurti a simbolo di questa corrente. Nel mio scritto, parlerò di quelli che secondo me sono i più rappresentativi della sua produzione.
Degli edifici sorti a Milano, il più interessante è Casa Rustici, frutto della collaborazione di Terragni con Pietro Lingeri. Situato in Corso Sempione, questo palazzo per abitazioni di sei piani è formato da due corpi di fabbrica, collegati tra loro con delle aeree e leggiadre balconate sospese. Inoltre, sull’attico è presente una vera e propria villa, occupata in origine dalla famiglia del committente.
Ma è a Como che Terragni realizza i progetti più notevoli. Uno dei primi in ordine di tempo è il sorprendente Novocomum. Sorprendente perché davvero si stenta a credere che questo edificio abbia più di 90 anni, essendo stato costruito sul finire degli anni Venti. Anche la sua genesi ha qualcosa di romanzesco: infatti Terragni, per ottenere la licenza edilizia, presenta al Comune un progetto tradizionale. Al termine dei lavori c’è uno scandalo e infuriano le polemiche, ma per nostra fortuna la commissione incaricata di valutarlo concede il suo benestare. Situato di fronte allo Stadio Sinigaglia, anch’esso un edificio di stile Razionalista, il Novocomum si presenta ai nostri occhi come un grande parallelepipedo, a cui in recenti restauri sono stati ripristinati i cromatismi originali.

L’edificio più notevole di Terragni, e a mio modesto avviso di tutto il Novecento italiano, è la Casa del Fascio di Como. Ecco come la descrive Bruno Zevi: “Pietra miliare dell’architettura moderna europea, quest’opera dipana la fragranza creativa di Terragni nel quadro della poetica razionalista.”

Di pianta quadrata e alta quattro piani, questa costruzione già esternamente colpisce per la propria originalità, con la sua netta scansione tra chiari e scuri. Un elemento di grande interesse è costituito poi dal raffronto tra le quattro facciate, tutte diverse fra loro.
Tra le ultime opere di Terragni, quella che secondo me incarna meglio di tutte la sua poetica è l’Asilo Sant’Elia. Situato in un quartiere operaio distante dal centro cittadino, esso presenta alcune analogie con la Casa del Fascio del capoluogo lariano, ma a differenza di questa è realizzato su un solo piano. Presenta delle grandi vetrate, che vogliono forse dare l’impressione di stare e di giocare all’aria aperta. Personalmente, trovo toccanti le fotografie dell’epoca, che ritraggono gli ospiti in pose tanto innaturali quanto suggestive. Giuseppe Terragni muore a Como di emorragia cerebrale a soli 39 anni, dopo essere stato congedato dal fronte della seconda guerra mondiale per i traumi psicologici causati in lui dalla visione delle atrocità del conflitto.

 

 


Photo by Pierre Châtel-Innocenti

 

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