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Interview | Edicola Ediciones – Lamantica Edizioni

 

La doppia intervista alle case editrici continua. Stavolta vi proponiamo “Edicola Ediciones” di Alice Rifelli e Paolo Primavera e “Lamantica Edizioni” di Federica Cremaschi e Giovanni Peli. La prima pubblica tra l’Italia e il Cile; la seconda ha la sua sede operativa a Brescia. A guidarle ci sono due giovani coppie, accomunate dalla ricerca innovativa di titoli, tematiche e contenuti che si affacciano sulla contemporaneità superando i confini culturali e tentando di creare una comunità di incontri, collaborazioni e contaminazioni. A loro abbiamo posto alcune domande.



Il disegno di un’impresa, qualsiasi esso sia, prefigura una preparazione, quasi un’anteprima che spesso va ricercata in anni ed esperienze non sospetti. Quando e come è iniziata la vostra attività editoriale? 

(Edicola Ed. – Paolo) Edicola è la tesi di un Master in Editoria che ho fatto in Cile anche se è avvenuta prima la nascita della casa editrice che la discussione della tesi. Di pari passo a questo aspetto “accademico” è sempre esistito l’amore per la lettura come motore fondamentale per la creazione della casa editrice.

(Lamantica Ed. – Giovanni) Lamantica è nata nel 2015: per il trentennale della morte di Pier Paolo Pasolini abbiamo pensato di pubblicare una versione letteraria del mio In ricordo di Pier Paolo Pasolini, un breve testo teatrale in versi scritto nel 2005 per una lettura musicale creata dal compositore Antonio Giacometti. Le idee erano già chiare: stampare in tiratura limitata e numerata libri tascabili con una veste editoriale essenziale ma molto riconoscibile e così, anche pensando a quanto l’azzurro ricorra in Pasolini, abbiamo deciso che la nostra cifra stilistica potesse essere la carta azzurra interna, racchiusa da una semplice copertina bianca. Venivamo da svariate esperienze, io faccio di mestiere il bibliotecario ma ho sempre affiancato a questo lavoro un’intensa attività artistica che tutt’ora prosegue, mentre Federica aveva già lavorato per un editore piuttosto importante e come organizzatrice per un teatro. Iniziare da editori e pubblicare quello che ci piaceva senza preclusioni di genere ma con un gusto molto preciso, ci sembrava una prosecuzione naturale del nostro percorso di vita. Quest’anno In ricordo di Pier Paolo Pasolini è stato tradotto in greco da Maria Franguli (che per noi ha tradotto per la prima volta in italiano Tre racconti sensuali di Yorgis Yatromanolakis) e pubblicato dalle edizioni Eniplio di Atene. Ciò ha avuto una valenza simbolica importante per noi: da un lato ci ha confermato che quel lavoro (corredato da una bella introduzione di Flavio Santi) è ben riuscito, e dall’altro che abbiamo imparato a creare forti sinergie.
(Federica) Sempre per quanto riguarda la migrazione linguistica di un’opera, da traduttrice ho sempre pensato fosse stupendo tuffarsi a capofitto nel testo di un autore, e riemergere con questo nuovo essere palpitante e sgocciolante tra fauci materne per mostrarlo agli altri, farlo comprendere e amare come già noi “per primi” lo abbiamo amato e voluto… Questo era il sentimento che mi animava nel momento in cui timidamente provavo a proporre le mie prime traduzioni agli editori: come la maggior parte dei lettori anche solo un po’ avvezzi di dinamiche editoriali di mercato potrà intuire, molto raramente questo approccio funzionava! Quindi, una volta inaugurata Lamantica, tra i primi propositi ci fu quello dell’apertura all’altro, alle proposte che, pur inattese, ci trovassero in sintonia, si trattasse di opere originali o di traduzioni: è il caso del già citato Yatromanolakis, con la traduzione di Maria; o della fantastica proposta di un collaboratore della prima ora, Jonny Costantino, di tradurre il carteggio inedito in Italia tra Henry Miller e Blaise Cendrars; o, tra i contemporanei, l’appuntamento con i capitoli della pentalogia di Massimo Morasso.

 

Esistono i mestieri e poi esistono le vocazioni. Nei casi più fortunati, le due cose coincidono. Come interpretate il senso del vostro pubblicare libri: c’è dell’altro, oltre a una opportunità unicamente professionale?

(Edicola Ed. – Paolo) Senza dubbio il libro è un prodotto ma prima di questo è uno strumento politico e nel nostro caso vogliamo che sia il volano per rafforzare aspetti fondamentali quali: la creazione di un senso civico e di comunità, il rispetto per la diversità e l’importanza di conoscere la Storia affinché non si ripeta due volte lo stesso errore.

(Lamantica Ed. – Giovanni) In realtà non abbiamo mai pensato che Lamantica fosse realmente una opportunità professionale. Non consideriamo i nostri libri prodotti di consumo. Fellini disse una volta che quella di regista per lui non era una professione ma un’“attività”, cioè che non voleva parlare della sua occupazione come di un “lavoro”, perché alla parola lavoro associava la fatica e altre qualità poco umane… Molti artisti che consideriamo grandi hanno fatto dichiarazioni del genere. Da Thomas Bernhard che non si è mai considerato uno scrittore, a Brian Eno quando dice che l’arte gli ha dato la possibilità di non lavorare. Sono dichiarazioni ironiche ma mostrano un atteggiamento di fine distacco per ciò che si fa e soprattutto presuppongono una libertà assoluta verso l’atto artistico. Noi portiamo questo punto di vista in un’attività editoriale, che, per sua natura, è vicina alla creazione artistica. Siamo ben organizzati e abbiamo le idee sempre più precise, ma prima di pensare al guadagno, anzi prima ancora di pensare alla vendita, cerchiamo di capire se un libro che abbiamo in mente di stampare sia davvero “necessario”. Ci sono tantissime case editrici, alcune davvero ottime: quando ne scoviamo alcune che ci pare operino secondo i nostri stessi presupposti, tentiamo di approfondire la conoscenza; a volte non ci sentiamo nemmeno editori, perché continuiamo a essere prima di tutto lettori, amanti dei testi e delle menti che li hanno prodotti. Non vincolando la nostra sussistenza all’attività editoriale, – leggasi facendo altri lavori per vivere – nel fare libri possiamo conservare una sorta di purezza invidiabile.

Alla luce della realtà in cui viviamo, fatta di repentini mutamenti sociali che spesso non si adattano alle vite intime di ognuno, che significato attribuite alla relazione con gli autori che pubblicate?

(Edicola Ed. – Alice) Con il tempo stiamo imparando a interagire con l’autrice o con l’autore più che con il suo singolo libro, a osservare e magari accompagnare un percorso più che un unico guizzo. È una relazione basata sul rispetto e sulla sincerità, non per forza sulla fedeltà. Si cresce insieme, è uno scambio, dove il lato umano è presente ma non deve fagocitare quello professionale. Facciamo di tutto perché la relazione sia duratura ma il destino dei piccoli editori è anche quello di fare da rampa di lancio e di questo abbiamo appreso a essere orgogliosi.

(Lamantica Ed. – Giovanni) È una domanda che sarebbe bello fare ai nostri autori, almeno a quelli viventi… Con la maggior parte degli autori contemporanei e dei nostri collaboratori (traduttori, curatori, lettori, ecc.) si è creato un legame di vera e propria amicizia. L’ultimo incontro felice è quello con il giovane poeta e critico nostro concittadino Lorenzo Gafforini, che ci sta affiancando nella promozione, suggerendo autori interessanti e coadiuvando nelle ricerche talvolta tragicomiche degli eredi per la richiesta dei diritti d’autore. Si lavora insieme per portare a termine un piccolo progetto artistico, fondamentalmente un libro che ci piaccia. Se pensiamo ai periodi di editing di ogni libro ricordiamo (quasi) soltanto momenti piacevoli. Certo, gli screzi ci sono anche nelle migliori famiglie, no? Ma in ogni caso siamo fieri di ogni nostro titolo, e cominciamo ad avere una sovramappa di persone legate a Lamantica che è bello raggiungere quando ci si mette in viaggio.

 

Edicola Ediciones e Lamantica Edizioni sono annoverabili tra le case editrici cosiddette “indipendenti”. Quali sono i rischi e i vantaggi di questa specificità e cosa vi differenzia dalla grande editoria? 

(Edicola Ed. – Paolo) Mi piace pensare che la nostra casa editrice sia autonoma e non indipendente. Anche se sostanzialmente le due parole sono sinonimi preferisco percepire il fatto che l’autonomia arriva dopo aver conquistato l’indipendenza e che comporta uno stato di mutamento continuo che speriamo sfoci nella maturità.
E rispetto alla grande editoria preferisco non pensare a quali siano gli aspetti che differenziano, loro avendo più risorse hanno di conseguenza diverse necessità. Preferisco cercare sinergie tra noi piccoli e sapere che nella costruzione del nostro catalogo non ci sarà mai un titolo che serve a tappare un insuccesso ma che ce ne saranno sempre altri che riescano a rendere evidente la nostra ricerca di qualità e di bellezza.

(Lamantica Ed. – Giovanni) Un atteggiamento simile al nostro mi pare possa descriversi come di microeditori artigianali… Non abbiamo, in realtà una conoscenza precisa di cosa succeda realmente in una casa editrice “vera e propria”, né delle dinamiche che stanno portando moltissimi editori a fondersi con altri in grandi gruppi editoriali più “pesanti” sul mercato, a scapito della loro specificità, e forse non ci interessa molto: la nostra è soprattutto una casa dove si progettano opere, proponiamo un punto di vista e portiamo la nostra esperienza, la nostra formazione. Siamo lusingati del fatto che sempre più persone si interessino a noi, si propongano di collaborare, comprino i nostri libri. Sono loro, alla fine che decidono le sorti della nostra attività, è giusto così. Fondamentalmente viviamo e lavoriamo a modo nostro: è già un obiettivo raggiunto. Che sia il più importante?

 

Voi di Edicola siete italiani ma la vostra realtà editoriale si divide tra l’Abruzzo e il Cile. Cosa significa per voi lavorare tra due contesti così distanti? Quali i punti di contatto tra i due Paesi e quali le differenze? 

(Paolo) Avere due cataloghi basati sulla traduzione e che pretendono accorciare le distanze tra le due culture (pubblicando italiani in Cile e in Argentina e cileni in Italia) è il riflesso della nostra curiosità costante che cerchiamo sempre di nutrire e di portare a un livello sempre più alto. Le differenze tra i due paesi a dire il vero non sono molte; il numero totale dei titoli pubblicati in Cile è un decimo inferiore di quelli che si pubblicano in Italia e probabilmente in Cile il lettore si fidelizza più velocemente alla proposta editoriale ma il punto di contatto più evidente è che in entrambi i paesi i nostri lettori sono mossi da passioni e questo fa che ci riconoscano come simili. Ed è qui che vogliamo continuare a esplorare: in entrambi i paesi.

Invece voi di Lamantica definite la poesia come il fil rouge della vostra identità editoriale. Eppure, vi occupate anche di musica, traduzione, teatro, pittura. Come si conciliano queste esperienze pluridisciplinari nel vostro lavoro?

(Federica) Tutto quello che facciamo concorre a formare un gusto sempre più preciso. Questo “gusto” è Lamantica. (Giovanni) Se leggo l’opera omnia di Giovanni Giudici o canto nel tributo a De Gregori, se pubblico un racconto o leggo una storia al mio bambino, sto anche lavorando per Lamantica. Penso di parlare anche per Federica che traduce dal francese, si occupa della grafica editoriale, dell’editing e dell’amministrazione – oltre a proseguire il suo lavoro in ambito teatrale. (Federica) Sicuramente il connubio perfetto delle mie due grandi passioni si realizza nella pubblicazione di testi teatrali (com’è avvenuto con i Due pezzi teatrali di Agota Kristof e con le tre nuove Pièces di Michel de Ghelderode); ma anche quando ci affacciamo su altre scritture, che lambiscono ambiti del sapere o del sentire a noi meno familiari, si mette in moto lo stesso meccanismo di stupore e adesione che caratterizza le nostre più importanti scelte di vita. (Giovanni) Bergonzoni invita a fare “voto di vastità”. È un po’ quello che facciamo noi. La poesia, in senso stretto, resta ad oggi il genere di cui ci siamo più occupati, e abbiamo pubblicato libri di prosa di autori che hanno scritto molta poesia. Ma “poesia” per noi significa soprattutto avere un’attenzione profonda per il linguaggio, per le sue potenzialità e le sue ambiguità. D’altro canto non vogliamo inserirci nella lista degli editori di poesia, non cerchiamo di fare parte di nessun “ambiente”, rifuggiamo dai cosiddetti “mondi” che spesso ci sembrano autoreferenziali. Molti dei nostri libri potremmo definirli di “letteratura di confine”.

 

Quanto utilizzate gli attuali canali di comunicazione e che tipo di uso ne fate?

(Edicola Ed. – Alice) Siamo presenti su Instagram, Twitter e Facebook, canali grazie ai quali ci facciamo conoscere da persone nuove e teniamo i rapporti con i nostri lettori e le nostre lettrici. Sta per compiere un anno “El gran malón”, la newsletter a cura di Chiara Mogetti, dove ogni mese affrontiamo un tema che ci sta a cuore attraverso interviste, opinioni e approfondimenti.
In Cile il malón è una festa di piazza, un evento di quartiere. Per Edicola è un modo di costruire uno spazio di comunità.

(Lamantica Ed. – Giovanni) I social network sono indispensabili ma (per ora) ne facciamo un utilizzo non professionale, e in alcuni casi direi addirittura “umorale”. Utilizziamo ancora newsletter e mailing list. Abbiamo un sito internet. Gestiamo direttamente la distribuzione e quindi i contatti con le librerie indipendenti che ospitano i nostri libri. Col tempo stiamo costruendo la nostra rete, ma c’è ancora molto lavoro da fare da questo punto di vista. Talvolta la differenza nel riuscire a veicolare meglio un’opera è data proprio dai collaboratori, che si fanno portavoce assieme a noi di una scoperta letteraria, amplificando l’entusiasmo e ampliando il raggio di diffusione.

Lavorate in due posti differenti: Edicola in Cile e in Abruzzo, Lamantica in Lombardia. Vi conoscete? C’è qualcosa dell’altro che vi incuriosisce e interessa?

(Edicola Ed. – Alice) Non conoscevo Lamantica ma mi ha subito colpita la trasversalità di questo progetto. Una scelta che si traduce in un catalogo che sembra molto ricercato e del quale mi hanno colpito due titoli: “Educare alla complessità” e “Una notte nella foresta”. La promessa di un’affascinante “carta azzurra” completa il quadro del mio desiderio. Spero di poter conoscere Lamantica in una delle prossime fiere del libro cui parteciperemo.

(Lamantica Ed. – Giovanni) L’esperienza internazionale di Edicola è già di per sé interessante e sarebbe bellissimo collaborare! A prima vista, c’è un tratto che ci accomuna (“un’editoria di coppia”) e uno che ci divide (lo sposalizio con l’immagine di Edicola VS la nostra quasi iconoclastia!).

 

Come è cambiato negli ultimi anni il rapporto con la lettura? Chi è, oggi, il vero lettore?

(Edicola Ed. – Alice) Non credo esista la figura del “vero lettore”. Esistono invece tanti modi di essere lettore. La stessa persona può leggere in modi diversi durante l’arco della vita, cambiare gusti, tempi e modalità. Ci si può anche prendere una pausa dal proprio essere lettore. Quello che forse non si spegne mai in chi ama la lettura è la scintilla della curiosità, la voglia di conoscere, l’instancabile abitudine di porsi delle domande senza accontentarsi di nessuna risposta.

(Lamantica Ed. – Giovanni) È probabile che la maggior parte di quelli che si interessano ai nostri libri siano persone colte, appassionate di letteratura e in particolare di poesia. Se guardiamo all’intera popolazione italiana, stiamo parliamo di un gruppo direi ristretto di persone. Sono “lettori forti”, lettori che leggono sicuramente più di un libro al mese. Troppo spesso il libro è visto come uno strumento per fare qualcosa: leggo un manuale per imparare un mestiere o un hobby, leggo un libro per dare un esame all’università, leggo un libro per addormentarmi… Diciamo che il lettore di Lamantica ha anche una visione edonistica della lettura, e ne apprezza la nobile inutilità, se non quella di traghettarci in altri mondi.


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