VOL. X | THE CELEBRATION OF HOUSE
The house is a border. It is the shape of the heart. It is the time.
The house is the passion of a thought destined to rummage in our eternity, in the interminable desire for humanity, in the assault on life. Each house is an origin, the definitive and inevitable assignment from which the leaps and voids of men and things branch off. The houses belong to the beings who inhabit them and to the memories that are kept there. And then they speak, inside the darkness of the rooms, where the senses and non-senses of lives shine with their own light, the failed hopes, the truncated memories that are transformed or cease to belong.There are bright houses in the quiet of the afternoon, abandoned ones watching over their masters, houses destroyed and rebuilt, houses in remote places and others in the city center.
There are the houses of the time, where past and future are perfectly knotted in the present. There are the homes of the parents and those of the parents of each parent, in a calculation of genealogies that is count of the heart, thrill and nostalgia. There are the symbolic houses: of exclusion, of friendships that have ended, of loves that have allowed themselves to be annihilated by history; houses changed, debased or ruined. There are happy homes, which express new languages and know how to recreate themselves, escaping the modesty of a single vocabulary. Then there are those motionless, from whose state of absolute quiet a verse, a poem, a painting is born: they become archetype, icon, frame of a lasting gift. And finally there are the inner ones, the most authentic ones. After all, everybody is a house that opens its door to the guest. And each guest is a reflection that is just being born.
La casa è un confine. È la forma del cuore. È il tempo.
La casa è la passione di un pensiero destinato a rovistare nella nostra eternità, nel desiderio interminabile di umanità, nell’assalto alla vita. Ogni casa è un’origine, l’assegnazione definitiva e inevitabile da cui si diramano i salti e i vuoti degli uomini e delle cose. Le case appartengono agli esseri che le abitano e alle memorie che vi sono custodite. E allora parlano, dentro al buio delle stanze, dove brillano di luce propria i sensi e i non sensi delle vite, le speranze fallite, i ricordi troncati che si trasformano o cessano di appartenere. Ci sono case luminose nella quiete del pomeriggio, quelle abbandonate che vigilano sui propri padroni, case distrutte e ricostruite, case disperse in luoghi remoti e altre nel centro delle città.
Ci sono le case del tempo, dove passato e futuro si annodano perfettamente nel presente. Ci sono le case dei genitori e quelle dei genitori di ogni genitore, in un calcolo di genealogie che è conta del cuore, fremito e nostalgia. Ci sono le case simbolo: di un’esclusione, di amicizie finite, di amori che si sono lasciati annientare dalla storia; le case cambiate, svilite o rovinate. Ci sono le case felici, che esprimono nuove lingue e sanno come ricrearsi, sfuggendo alla modestia di un solo vocabolario. Poi esistono quelle immobili, dal cui stato di quiete assoluta nasce un verso, una poesia, una pittura: diventano archetipo, icona, fotogramma di un dono duraturo. Ed infine ci sono quelle interiori, le più autentiche. Ogni corpo, in fondo, è una casa che spalanca la sua porta all’ospite. E ogni ospite è un riflesso che sta appena nascendo.
M.M. | C.S.