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Binetti | Materna

MATERNA Pt I-III

Sistemati il bavero al cappotto
per non andare sciatta.
Sia pure tutto confuso, ma non tu
non quella figuretta che t’assembla corpo e anima.
Intorno è lungodegenza o lutto
quell’imperfetto sciogliersi di pieghe
che divora e tinge.
Stingiti,
fiume in rivolta di grigio e fango.
Teme la cinciallegra, ti fugge via dal letto
mentre spondi
e non lo vedi ed offri labbra a ciliegie.
A me soltanto appari morbida all’abbraccio.
Sotto la crosta
sta il tuo scontento e il tentativo forte di dare un suono
al verde-bosco
del tuo esistere.


 

Lei è, ed è due occhi
vivacissimamente neri, stelle
sempre a se stesse uguali
che un distico trattiene inadeguato
sopra il foglio.
Se il vento passa sulle foglie e le maltratta,
spogliando rami,
lei ne discute il senso e la funzione
un nesso con le cose che si sfanno.
Lei è occhi:
spiano le guglie scure degli abeti
alle montagne
dove la neve solo può sedere
e poi culla – in segreto- l’ambizione
d’immacolarsi e simularne il bianco.
Urla disapprovazione
per mani protese inutilmente
vero l’alto.
Lei è suono, canta i suoi seni bene,
ma presto li nasconde sotto una maglia.
Lei è…paura ed è il coraggio.
Ancora non ne conosco nome e cognome.


 

Ti senti un’incidentale
in quel discorso sgrammaticato
iscritto a ruolo mio di madre
che vivo e sostengo.
E’ che sto immersa in un albeggiare strano
di inverno troppo incalzante.
Non sempre torna primavera di germogli,
non è una regola.
Al fusto ormai legnoso, che prima tenero
volgeva verso spazi d’aria tossica
non resta che custodirsi di più e ancora.
Di tutto il resto, misero, fa solo scempio.
E tu, suo primo fiore,
se puoi perdonalo.


Photo by Alex Pasarelu

 

 

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