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Golino | La bambola rotta

Sono una bambola rotta, ripete a se stessa Sofia, che nel trasporto dalla fabbrica al negozio ha perso pezzi per incuria disattenzione o semplice destino. Eppure sono bella, ho capelli di seta pregiata colore delle prugne e la bocca lillà e un vestitino mammola broccato di quelli che non se ne trovano più, continua a pensare. Mi mancano un occhio e un braccio e per questo credo di piacere ai bimbi che mi trovano buffa, tanto buffa. I genitori con occhi indifferenti per farli contenti mi comprano. E che felicità vedere la gioia nei loro occhi, io bambola buffa che li diverte. Ma dopo un po’ I bimbi si stancano di me, e loro, I genitori, mi riportano al negozio per un cambio del giocattolo. Mattia, il commesso del negozio di giocattoli, paziente, risponde loro ogni volta: signora ma lei l’aveva vista e poi una bambola con un vestito broccato mammola così pregiato è una bambola rara. Ma niente: è sempre la stessa storia: al mio bambino non piace, non ha un braccio e una gamba. E poi è così inquietante senza occhio, quasi lo terrorizza! Non riesce ad addormentarsi con lei. È così strana, inquieta anche me! Se la tenga, voglio cambiarla con qualcos’altro di più vivace, colorato! E allora, nell’ascoltare parole sempre identiche, al commesso non resta che ripormi nello scaffale, fra le bambole particolari, introvabili e rare. E sente sempre come un dolore quando questa scena si ripete perché lui, lo sento, mi ama, di più, mi considera la più bella fra le bambole mai viste, anche se mi mancano un braccio e una gamba e un occhio o proprio per questo forse, non lo so, non me lo chiedo più. Lo ascolto mentre parla tra sè e sè, quando il negozio si svuota: Sofia è così bella perché rara imperfetta, non capisco perché non piaccia ai bimbi che vengono qui. Loro che sono così affascinati da oggetti bizzarri e diversi, è questo il mondo che li diverte. E un giorno con rammarico, decide di disfarsi di me, proprio così, però prima decide di portarmi dal suo amico dottore Andreas, il più bravo dottore di giocattoli del paese. Chissà che lui possa aggiustarmi , rendermi più armoniosa, aggiungermi braccia e gambe e occhi. Ma il suo amico dottore Andreas, dopo avermi visitata gli dice da subito che per me non c’è niente da fare. Che sono un caso perso. I pezzi sono introvabili e che se pure riuscisse nel tempo a trovarli, l’intervento costerebbe troppo. E a questo punto si volge al suo amico Mattia e gli chiede: Mattia perché ti ostini tanto con questa bambola? Lo sai che i bimbi non desiderano giocattoli rotti, ne vogliono sempre di nuovi e belli e una bambola del genere può piacere solo a collezionista, non a un bimbo. E così Mattia mi prende e deluso insieme andiamo al negozio. E in testa Mattia pensa, che cosa strana, io che da sempre faccio questo lavoro, che sono famoso per il mio entusiasmo, perché come un mago intuisco I desideri dei bimbi e cerco giocattoli sempre nuovi e divertenti solo per vedere la gioia nei loro occhi, stavolta non ho fallito. E si sente triste e solo con me. Avrei da subito dovuto mandarla indietro, segnalare alla ditta il difetto, ho seguito solo il mio entusiasmo senza pensare ai gusti dei bimbi, dei miei clienti. Un giorno un bambino, nel guardare la vetrina, comincia a fissare Sofia, mi fissa, e mosso da una strana eccitazione entra in negozio e chiede a Mattia quanto costa senza aggiungere altro. Mattia lo guarda, e con velata tristezza mi prende per mostrarmi, pensando sempre tra sè e sè che anche questa volta il bimbo dapprima verrà preso dall’entusiasmo e dopo pochi giorni mi riporterà nuovamente in negozio per il cambio. E però il bambino che da solo si presenta, mi chiamo Luigi, si comporta in un modo che non avevo mai visto: mi guarda incantato, si volta di spalle ed esce via in silenzio senza un cenno di saluto. Al ch’è Mattia riflette e pensa ,che é uno strano tipo questo bimbo, è un bimbo davvero strano. Passano diversi giorni e Mattia ritorna allegro, altri bimbi vengono e comprano giochi, scherzi, bambole e supereroi. E si diverte, dimenticandosi di Sofia, di me.

Ma un bel giorno di luce, ecco che sento aprire la porta e vedo avanzare Luigi, il bimbo che giorni prima aveva chiesto informazioni a Mattia di me, della bambola Sofia. Ora è qui dritto davanti a lui, un po’ imbarazzato, coi capelli scompigliati come se avesse corso e gli porge nelle mani I soldi contati e veloce gli bisbiglia fra I denti, questi sono per la bambola Sofia, voglio comprarla.

Mattia è da subito è straniato, come risentito, si chiede chi è questo strano bimbo che solo, senza compagnia del papà o della mamma o di uno zio e con piglio di sfida lo guarda dritto negli occhi e vuole portargli via la sua amata bambola Sofia? E allora cerca, volutamente, di metterlo alla prova, per non sentire più quel dolore, di stroncare in lui quella strana forza misteriosa. Perché Mattia non si fida, vuole testarlo. E così comincia a elencare al bimbo Luigi tutti I mie difetti, della bambola Sofia, ragazzino, non vedi che è una bambola difettosa? È brutta, non ha un braccio e una gamba e poi senza quell’occhio mette paura. Avrei dovuto rispedirla indietro, l’ho pagata quanto una bambola nuova. Eppure Luigi non cede anzi, in silenzio pensa, Sofia è la bambola che da tempo cercavo come regalo per la mia sorellina che ama tanto le bambole e sento che questa le piacerà proprio, che questa la divertirà, guardandolo fisso negli occhi emozionato. Mattia rimane perplesso! Un bimbo che compra una bambola tutta per sè in silenzio. È veramente un tipo strano questo bimbo. Allora mi prende ancora una volta dallo scaffale nella vetrina e incredulo, mi avvicina alla sua faccina e gli ripete ancora, ma sei proprio sicuro che ti piaccia? Non è che poi cambi idea? Che qui la merce una volta venduta non si cambia!Certo, gli risponde il bimbo. E I due sprofondano nel silenzio trafitto dal sole che inonda d’improvviso il negozio. Che strana scena, pensa Mattia, il silenzio, gli occhi di Luigi e la luce del sole di Mezzogiorno. Strana davvero. E con sorriso cortese mi ripone nel mio scatolo originale e glielo porge. Gli porge la sua preziosa bambola . E il bimbo l’afferra con mani sudate come se avesse quasi paura di perdermi, come se avesse quasi paura di avermi trovata. E poi si gira di spalle , apre in silenzio la porta del negozio, ed esce senza nemmeno salutare. Mattia continua a seguirlo con lo sguardo, tra l’incredulo e l’incuriosito, e continua a pensare, che strano tipo, davvero strano questo bimbo. Nonostante I due vivano nello stesso paese non si sono mai più incrociati. E io, la bambola Sofia, sono la preferita fra I giocattoli di Elena, la sorellina di Luigi, e amata da lui.

 


Foto di Esteban Lopez

 

 

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