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Interview | Maria Fragkouli

Originaria dell’isola di Samos, Maria Fragkouli si occupa di Letteratura italiana, dopo aver studiato Archeologia e Storia dell’Arte all’Università di Atene. Ha anche vissuto per un periodo a Milano, dove ha collaborato con la Casa e Archivio Lalla Romano e con Crocetti Editore. Dall’italiano ha tradotto in Grecia, tra le altre, opere di Dino Campana, Elsa Morante, Valerio Magrelli, Antonio Moresco e Mario Andrea Rigoni. Raggiunta telefonicamente nella sua residenza ateniese, le abbiamo chiesto di parlarci della sua attività e di quanto sia complesso districarsi tra i significati e le sintassi delle lingue, affrontarne le regole senza entrare in conflitto con l’identità e l’autenticità dei testi. 


 

Molti Greci intrattengono con l’Italia un rapporto particolare, segnato da suggestioni di intensa dialettica, vuoi per vicinanza fisica vuoi per indissolubili legami storici. A te quando e come è accaduto di incontrare la lingua italiana?

L’italiano è stata la terza lingua che ho imparato, dopo l’inglese e il francese che ho studiato nel corso degli anni scolastici. In Grecia è una tendenza, direi quasi un bisogno, imparare delle lingue straniere. Ai tempi dell’università, ho deciso di iniziare ad apprendere l’italiano. È stata da sempre una lingua che mi ha affascinato, e piano piano ha prevalso sulle altre. Se avessi tante vite, mi piacerebbe imparare molte più lingue (finora conosco un po’ di spagnolo e di svedese).

Sei una traduttrice stimata e operosa. È una scelta precisa quella di occuparti prevalentemente di traduzioni dalla prosa italiana?

Infatti traduco principalmente prosa italiana. Da una parte si tratta di una scelta personale, dall’altra di un dato di fatto della realtà editoriale in Grecia: la poesia è un genere che non interessa e non vende quanto la prosa. Perciò traduco poesia solo ogni tanto per piccoli editori e più spesso per riviste letterarie.

In un certo senso, il tuo lavoro ti porta a percorrere strade di parole che, per pochi istanti, non appartengono a nessuno. Non appartengono più a chi le ha scritte né a chi si appresta a condurle nella propria lingua. Cosa succede in quegli attimi di provvisorio sconfinamento, in quelle terre di mezzo, in quello stato di lingua in absentia?

In quelle “terre di mezzo”, dove la lingua è sospesa fino a trovare la sua espressione definitiva, le parole oscillano sempre, in particolare quando uno traduce degli scrittori che dispongono di uno stile e di un linguaggio singolari e complicati. Cerco di rimanere fedele il più possibile, sempre entro i confini che la lingua greca permette.

 

Attualmente stai attendendo al voluminoso, possente, primo romanzo di Elsa Morante, Menzogna e sortilegio. Scrittrice versatile, poetessa e traduttrice lei stessa, quali sono le difficoltà a cui la sua scrittura induce?

Questo libro mostruoso è finora il mio lavoro più importante. Si tratta di una traduzione che mi è stata affidata dalla casa editrice Kastaniotis, la quale nel passato ha pubblicato anche La storia, Aracoeli e Racconti dimenticati. L’edizione greca comprende un centinaio di note del traduttore poste alla fine del libro, un’estesa cronologia della vita e dell’opera di Elsa e, come postfazione, il famoso testo di Cesare Garboli (da Il gioco segreto), che già esiste nell’edizione di Einaudi. L’originalità del volume consisterà in una meravigliosa e commovente prefazione di Giorgio Montefoschi, che gentilmente ha accettato la nostra proposta. Lui ha scritto la sua tesi di laurea su Menzogna e sortilegio, inoltre era amico di Elsa.
Riguardo alle difficoltà affrontate durante una tale impresa ardua ed estenuante, devo dire che ce ne sono state tante, incessantemente: perché è un libro che non ti lascia quasi respirare, devi stare sempre in uno stato di allerta, devoto alla missione. Lo stile barocco e il linguaggio ricercato e sontuoso mi hanno costretta a cercare soluzioni quasi simili in greco; fortunatamente, la mia madrelingua dispone di una sintassi flessibile, in grado di mantenere grande parte dello stile complesso dell’autrice. In più, il neogreco conserva tanti tratti tipici della lingua dotta, arcaismi, insieme a una ricca lingua popolare, un fatto che ha contribuito a risolvere parecchi dubbi. Una difficoltà ovvia era la densità estrema del testo, ho dovuto vedere e rivedere ogni pagina almeno 2-3 volte per non perdere una parola, neppure una virgola…

Tradurre è atto di cura, preservazione, attenzione affinché nel passaggio l’alterazione della resa letteraria non rischi di essere compromessa nel significato e nello stile. Quasi un rapporto amoroso, in cui il mettersi in ascolto dell’altro diventa un vincolo dolce, un corrispondersi sulla soglia, in silenzio. Sei d’accordo?

Tale stato suggestivo l’ho vissuto intensamente quando ho intrapreso l’opera di Dino Campana e senz’altro quella di Morante – due personalità che inevitabilmente ti trascinano nel loro mondo ambiguo, tumultuoso e affascinante. Là si deve veramente stare in ascolto, con affetto, pazienza, comprensione e rispetto. Proprio al pari di un rapporto amoroso, come dici tu.

Tra le traduzioni pregresse, anche “La lucina” di Antonio Moresco. Insomma, a ben vedere frequenti scrittori dirompenti e complessi, certamente non consolatori o di immediata lettura. Quanto della tua formazione e della tua educazione al linguaggio orienta le scelte letterarie che compi?  

Devo ammettere che negli ultimi anni ho avuto la fortuna di collaborare con due case editrici che hanno accettato le mie proposte. Dopo Campana (ho curato un’edizione critica dei Canti Orfici, che sicuramente in pochissimi hanno letto), per alcuni anni ho tradotto testi (saggi, racconti, poesie) di Mario Andrea Rigoni per delle riviste letterarie, finché la nuova casa editrice Loggia ha accettato di pubblicare una sua antologia di racconti. Nel frattempo, avevo cominciato a leggere i libri di Moresco, uno dopo l’altro, e ho voluto subito tradurlo. L’impresa non è stata facile; mi sono rivolta a varie case editrici e alla fine la prestigiosa Kastaniotis ha pubblicato La lucina (2019) e Canto degli alberi (2020). Ovviamente, un mio sogno è tradurre un giorno la sua trilogia monumentale (Giochi dell’eternità). Ci sono stati poi altri scrittori che, una volta letti, ho subito desiderato tradurre, come Anna Maria Ortese e Guido Morselli. Per una felice coincidenza, recentemente mi sono stati affidati come prossimi lavori.

Atene è la tua città. Che tipo di attenzione è riservata alla letteratura italiana contemporanea?

È un fenomeno strano ma, nonostante la vicinanza dei nostri paesi e delle nostre culture, non tutti i generi della letteratura italiana contemporanea sono diffusi o presenti in Grecia.
Mentre si possono trovare i soliti romanzi best seller, gialli, rosa ecc., e anche scrittori classici dell’Ottocento e del Novecento (D’Annunzio, Deledda, Pirandello, Levi, Moravia, Malaparte, Buzzati, Calvino, Eco ed altri), allo stesso tempo mancano molti titoli di autori principali, sia del passato sia del presente, per non parlare della letteratura ancora più antica: una grande lacuna. Un altro fenomeno triste è che libri di scrittori raffinati (per fare pochi nomi che mi vengono in mente: Bassani, Pratolini, Parise, Manganelli, Gadda, Malerba) in passato sono stati tradotti ma ad oggi risultano dimenticati o non vengono più ristampati, naturalmente perché hanno poco successo tra il pubblico greco. Malgrado esistano degli editori coraggiosi, la scelta dei libri da pubblicare avviene quasi per caso o per motivi di vario tipo. In rapporto alla popolazione del paese, in definitiva va detto che il nucleo dei lettori forti in Grecia è veramente molto limitato.


Maria Fragkouli: Instagram

Pictures by lilartsy

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