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Interview | Serpenti

Silvia Monti intervista il gruppo musicale Serpenti, risponde alle domande Gianclaudia -Clo- dando voce anche a Luca.



Ciao Luca, ciao Clo! Vi va di presentarvi cercando di farvi conoscere veramente?
Assolutamente.

 

Iniziamo con qualche informazione per chi non vi conosce: chi siete? Cosa fate?
Siamo un duo di origine pugliese che si è trasferito a Milano ormai 18 anni fa per fare della musica il nostro mestiere. Io sono Gianclaudia Franchini e sono la voce dei Serpenti e l’altra metà è appunto Luca Serpenti, nato come bassista e poi scopertosi produttore e dj.
Abbiamo un retaggio pop rock ma poi, crescendo, ci siamo approcciati alla musica elettronica e dance. Da questa relazione “poliamorosa” è venuta fuori la creatura “SERPENTI”. Scherzi a parte… Io e Luca ci siamo pure sposati ed abbiamo messo su famiglia (abbiamo due bimbi di 4 e 7 anni).
Siamo anche autori per Sony Music Publishing. Se vi interessa, in coda trovate il link con un po’ di canzoni che abbiamo scritto per altri artisti.

 

Come lavorate nella creazione delle canzoni?
Io e Luca scriviamo canzoni insieme da una vita. Ci conosciamo benissimo e sappiamo l’uno i limiti dell’altra e viceversa. Cerchiamo di lavorare in solitudine (quando è giusto dare libero sfogo all’ego senza interferenze) e insieme (quando abbiamo bisogno di qualcuno che ci riporti sul pianeta terra) a fasi alterne e questo andamento ondulatorio ci permette di creare qualcosa di cui siamo entrambi pienamente soddisfatti.

 

Chi prende per primo/a l’iniziativa?
Solitamente sono io che presso per scrivere cose nuove. Per Luca è sempre una discesa all’inferno per poi vedere la “luce”. J Solitamente abbozziamo la melodia insieme e poi ci dividiamo: io scrivo il testo e lui a si occupa della produzione del brano. Sono quella più caotica che ha centomila idee (il più delle volte strampalate) mentre Luca è il nerd del duo. Prima di scegliere un suono ne prova tantissimi, poi torna indietro, non è soddisfatto, toglie, mette, cambia, si scoraggia, si gasa, semplifica, complica, ricomincia e così via poi arriva Il MOMENTO in cui si sblocca e chiude il pezzo… Come dicevo è una discesa all’inferno per poi risalire! Durante questa fase catartica (sua) io arrivo con delle idee di testo. Solitamente lui è il mio moderatore… io esagero, mi piace giocare con le parole, anche se col tempo ho preso più confidenza con loro, rispetto al passato. Ogni parola scelta per me vuol essere uno spunto di riflessione per chi ci ascolta. Capita che ogni tanto esagero… me ne rendo conto quando Luca mi dice con gli occhi giganti ed un sorriso a metà “Clo, ti prego, questa no!”

Andate prevalentemente d’accordo o discutete molto?
Mmm… in passato discutevamo tanto. Ora meno, sarà che col passare del tempo sono diventata più accomodante e gentile.

 

Il fatto di essere una coppia anche nella vita influenza la vostra modalità di composizione?
Il fatto di essere una coppia no, ma il fatto che ci conosciamo da tanto tempo, che abbiamo scritto tanto e che stiamo tanto tempo insieme sì. Questa cosa la riscontro anche con altre persone con cui scrivo, con le quali c’è un rapporto umano a fare da sfondo.

 

L’arrivo dei vostri due figli ha cambiato qualcosa, nel vostro rapporto con la musica?
Sicuramente! A me è successa una cosa strana… Da un lato mi sento più coraggiosa, scrivo meglio e di più, mentre dall’altro mi sento molto più vulnerabile (e questo influenza per forza le nostre decisioni). Per esempio: stiamo realizzando il nostro album e l’idea è quella di portare di nuovo la nostra musica in giro per l’Italia (come è successo in passato) ma il fatto di avere due creature di cui prenderci cura ci sta facendo ponderare le nostre scelte. Comunque sono sicura che io e Luca lo faremo e lo faremo nel migliore dei modi per noi e per i bimbi (e qui c’è il coraggio di cui sopra, che parla).

 

Come vi è venuta l’idea di dedicare un intero album, quello di prossima uscita, alla mitologia classica?
Io sono una che si “strippa” parecchio sui concept album. Mi sembra un bel modo di fare un viaggio insieme a noi. Non è la prima volta che capita: lo scorso album era tutto dedicato ad Anais Nin. L’argomento del nuovo album dipende dal fatto che ho la passione per la mitologia da quando ero piccola. Passavo ore con un libro di mia madre a cercare di costruire gli alberi genealogici dei Titani, degli Olimpi, ero pazza di quelle storie! E c’era anche il cartone animato di Pollon per cui andavo matta.

 

Non pensate sia una scelta azzardata, visto che il vostro campo è la “musica pop”?
Arrivati a questo punto io credo che sia una scelta azzardata non fare una roba che ci piaccia al cento per cento. Serpenti siamo noi e vorremmo che ci apprezzassero per quelli che siamo. Sicuramente non ci consideriamo degli animali da classifica. Siamo piuttosto distanti da quello che “va” in questo momento… se fingessimo di essere altro non saremmo credibili! Tanto vale fare quello che sappiamo fare

 

Mercoledì 5 aprile è uscito il nuovo singolo, Minotauro, che fa seguito a I giorni di Ulisse, Saturno non aspetta, Kora, Medusa, Cassandra (quest’ultima con il featuring di Malika Ayane). Quando sarà pronto l’intero album?
Ci stiamo lavorando e manca davvero poco ma non abbiamo ancora una data. Ci piacerebbe farlo uscire per la fine di questa estate.

 

Come mai alcune delle canzoni si riferiscono al mito raccontato “direttamente” (penso ad esempio a Kora) mentre altre lo “trasformano”, attualizzandolo?
Guarda hai azzeccato in pieno… Kora è diversa dalle altre ed è, per me, forse la più personale. E’ stata forse la prima volta che ho parlato in terza persona ed ho esasperato il racconto rendendolo così fantasioso. La chiave di lettura è nella copertina del singolo: c’è una bimba che molti hanno scambiato per Elsa (nostra figlia) ma che in realtà è la mia mamma. Ho voluto dedicare questa canzone a tutte e due, in maniera diversa. Un rapporto madre-figlia è potente ed indissolubile ma destinato a cambiare nel tempo. Io, da quando sono mamma, cerco di passare il più tempo possibile con i miei figli. Parlo loro di continuo e di tutto e so che, a volte, non possono comprendere pienamente quello che sto dicendo, ma sono sicura che non è tempo “perso”. So che quelle parole sono dei semini che fioriranno un giorno e so che loro sapranno farne buon uso, anche quando diventeranno adulti e non verranno più a farsi abbracciare la notte perché hanno fatto un brutto sogno (almeno lo spero ☺ ). Elsa è la mia piccola Kora ed io le auguro con tutto il cuore di trovare la sua strada anche al buio, così come Kora. la canzone, è anche un piccolo riconoscimento alla mia mamma che ha avuto una bella vita tosta ma ne è sempre uscita. Perché… “per abbracciare la notte ci vuole un cuore infinito”. E poi le due (nonna nipote) si assomigliano pure!!!

 

Che rapporto avete con le arti?
Tutte le arti sono linfa vitale per noi. Sono modi differenti di ascoltare le verità sul mondo che hanno altri artisti e quindi sono fondamentali. Stiamo cercando di educare i nostri figli alla curiosità e devo dire che questa è una delle cose più belle dell’essere genitori. Stiamo imparando a (ri)guardare il mondo (un quadro, una mostra, un film, uno spettacolo a teatro, un libro) con gli occhi ed il cuore dei bambini.

 

Quanto contano le vostre radici? Vi sentite dei Pugliesi a Milano o dei Milanesi Pugliesi?
Sono belle ingombranti, le nostre origini, ma, allo stesso tempo, ci hanno permesso di rimanere in piedi in molte situazioni.
Come tanti altri, siamo condannati a vita ad essere i baresi quando siamo a Milano ed i milanesi quando torniamo giù…

 

La provenienza dalla Puglia ha segnato la vostra scelta musicale? Vi ha influenzati in qualche modo?
Non saprei… secondo me incide molto la musica che hai ascoltato nel periodo in cui sei stato adolescente (quindi, essendo figli degli anni 80/90, ti direi di no) Poi, certo, tutti gli input che ti entrano nelle vene a livello inconscio fanno tanto e vengono fuori quando meno te lo aspetti…per cui non so rispondere consciamente a questa domanda!

 

Cosa fate per campare? Vi piace? Vorreste fare altro?
Io e Luca abbiamo la fortuna di avere uno studio di registrazione in casa.
Luca è produttore ed autore mentre io sono autrice per altri artisti.
Entrambi abbiamo un contratto con Sony Music Publishing ed è grazie allo scrivere canzoni (per altri, per le pubblicità, per il cinema, per la tv) che possiamo dedicarci poi ai Serpenti senza filtri e, soprattutto, permetterci di crescere serenamente due bambini. Quindi direi che siamo molto fortunati a fare quello che ci piace anche come lavoro.

 

Come vivono i figli di due musicisti?
Dovremmo chiederlo a loro e dovremmo richiederglielo fra qualche anno. Secondo me loro al momento se la spassano, vedono un sacco di gente e hanno poche possibilità di annoiarsi. L’altra figata è che potendo gestire noi il nostro tempo riusciamo a stare davvero tanto con loro, e questo è prezioso per entrambi.

 

Perché i contenuti dei vostri testi non sono “politicamente impegnati”?
Prima di risponderti sono andata a cercare il significato delle parole “politicamente impegnato ” ed ho trovato: si dice di arte o opera che affronti i problemi politici e sociali del suo tempo. Beh, se così è, allora anche le nostre canzoni lo sono, solo che affrontiamo il presente alla nostra maniera, con le nostre parole e con il nostro vissuto.

 

Che cosa differenzia i Serpenti da tante altre esperienze musicali italiane?
Ad oggi non siamo riusciti a trovare una realtà italiana come la nostra e questo, che dovrebbe essere una figata perché porta con sè un’aura di originalità, è invece un aspetto che ci ha fatto soffrire: non abbiamo una scena di appartenenza. Di volta in volta di “poggiamo” ora sulla scena indie, ora su quella dance, ora su quella rock e (poche volte) su quella pop mainstream.

Quale è secondo voi la peculiarità unica ed esclusiva della musica italiana? E il suo limite più grande?
La musica italiana è in una fase di grande splendore. Stiamo cominciando ad avere delle produzioni di respiro internazionale che si mischiano a melodie e testi che riescono allo stesso modo ad onorare la grande tradizione cantautorale italiana rimanendo originali ed attuali.
Il più grande limite, forse, è il mercato stesso che è davvero piccolo e non permette a realtà come la nostra (di Serpenti), a parità con una realtà “anglofona”, di portare avanti il proprio progetto con dignità, senza che debba per forza essere “mainstream” per essere considerato un lavoro vero e proprio.

 

Quali sono i cantanti/gruppi che ascoltate più volentieri per staccare la spina?
Luca sta in fissa con gli ultimi lavori di Gorillaz e Skrillex. A me sta piacendo tantissimo Weyes Blood, Beach House e Alt J.

 

E per imparare, invece?
Luca è molto attento alle produzioni. Ha una capacità incredibile a scindere il suo gusto personale inerente al pezzo, dal lavoro che è stato fatto in studio. Ascolta in macchina, in studio, in cuffia, a tutto volume e riesce a carpire la bellezza (a volta la sente solo lui J) di un rullante, di un effetto, di come è registrata la voce. Per imparare io scavo molto nel passato e mi faccio, in generale, domande (con annesso ascolto ossessivo) del perché una certa canzone mi colpisca così tanto. Ho un approccio più romantico ed è difficile che mi soffermi su un pezzo che non mi piace. Passo dei giorni monotematici. Studio. Mi ascolto tutta la discografia di un artista e prendo appunti J. Per i testi, ovviamente, attingo ai cantautori italiani. Gli ultimi sono stati Battisti, Ivan Graziani e Lucio Dalla.

 

Cosa non avete ancora raggiunto?
Il festival di Sanremo, con cui abbiamo un rapporto di sfiga cosmica. Non siamo mai riusciti ad arrivarci né come artisti (qualche anno fa eravamo lì, ad un soffio, per Sanremo giovani) né come autori. Ma non disperiamo!

 

E di cosa, invece, andate maggiormente soddisfatti?
Del fatto che, nonostante tutto, siamo ancora qui in studio a pensare a pezzi nuovi che faremo, al live che porteremo in giro. Riusciamo ancora a parlare al futuro.

 

Come siete cambiati nel tempo?
Mi piace pensarci come un entità in continuo cambiamento. Sì, siamo cambiati e credo che non smetteremo mai di farlo. Siamo diventati più consapevoli di quello che vogliamo e che non vogliamo e siamo diventati più disillusi. Facendo questo mestiere abbiamo imparato l’attesa e la pazienza e che sarebbe meglio non aspettarsi niente dagli altri, perché è una cosa che potrebbe portare a frustrazione.

 

Le vostre famiglie di origine come hanno reagito, quando avete scoperto che volevate fare “sul serio” i musicisti?
I miei lo hanno sempre sospettato ma, nel frattempo, hanno comunque cercato di darmi un piano B, prima con la scuola, poi con l’università, poi con un lavoro “normale” a Milano. Non mi sono mai scontrata con loro perché sapevo che questo loro “non voler capire” era solo un modo per proteggermi. Infatti si sono fidati e sono i miei primi sostenitori (mia madre è una delle mie tester a cui faccio sentire le canzoni che scrivo).
Luca ha invece avuto subito un super supporto dalla famiglia che lo ha messo nella condizione di fare della sua passione un mestiere.

 

Avete un sogno/progetto nel cassetto che prima o poi realizzerete? O che avete abbandonato del tutto?
Io spero un giorno di essere notata da Pedro Almodovar, così mi fa fare un film. Penso di essere la tipa giusta per lui… solo che lui non lo sa! Quindi aiutatemi a farglielo sapere!!!

 

C’è qualcosa che non vi ho chiesto, ma che vorreste aggiungere?
Quando ci rivediamo di persona, così vieni finalmente a conoscere terremoto-Valchirio?

 


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