Melissano | Italia, Esterno Giorno
Una volta il buon vecchio Churchill disse che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio. Oggi bevevo il mio caffè doppio in tazza grande (il barista mi ha detto che non serve dire in tazza grande, basta dire caffè doppio, e io per fare il colto ho risposto, è pleonastico!) Evviva!
Comunque, dicevo: bevevo il mio caffè (senza zucchero, perché poi la pancetta cresce. Sì, sì, lo so che non vanno demonizzati alcuni cibi a discapito di altri. Vedi la birra.) Insomma, ero al bar, esterno, giorno. Oh no! Ho confuso il file “sceneggiature mai finite”. Che poi sarebbe come dire infinite. Ma vabbè.
Eh, ricapitolando: ho bevuto il mio caffè doppio in tazza grande (anzi il mio caffè doppio e basta) e passava una ragazza bellissima. Doveva essere di origine rumena, mora, occhi scuri, capelli lunghi. Mi è sembrato di conoscerla da sempre, almeno da un anno. Ci siamo sorrisi, e ci siamo capiti, almeno nell’accezione platonica del ricordare.
Ho continuato a peregrinare fra strade e piazze, e ho incontrato un ragazzo indiano. Vive da un po’ per strada, non mi ero mai fermato a salutarlo o a parlarci. Beh, oggi l’ho fatto. Viene dallo Sri Lanka, e vive in Italia da 23 anni. Gli ho offerto il pranzo, un panino e del vino. Mi ha detto che domani torna a casa, da sua sorella e sua madre.
Era abbastanza triste. Ma quegli occhi vivi, vivi nonostante tutto. Gli ho fatto un regalo per la sua partenza, e ho invocato un dio induista, anzi il Dio induista per eccellenza, Krisna! Ha detto che tornerà fra uno o due anni. Spero di rivederlo in forma. Non cammina bene, e gli serve una stampella. Non trovando casa a piano terra, o con ascensore, si è adagiato a vivere per strada. Si chiama Sandro. Hare Krisna Sandro.
Girando e rigirando mi sono stancato. Ho preso un caffè in ghiaccio con latte di mandorla (già sento qualcuno che mi dice: non bere tutti quei caffè!) e ho letto il giornale. Il proprietario del bar si è seduto accanto a me. Ha iniziato a parlarmi di calcio. Mica potevo deluderlo, fare lo snob. Ho parlato di calcio anch’io! So poche cose, ma mettendole nell’ordine giusto, ecco che mi davano una certa credibilità. Per fortuna, quando la cosa diventava più impegnativa, sono arrivati dei clienti e si è dovuto allontanare. Ho letto senza dargli più l’occasione di incontrare il mio sguardo!
A un certo punto è arrivata l’ora di pranzo. Ho deciso di scegliere un po’ di frutta. Ero indeciso se prendere più susine o pere selvatiche. Ma in realtà mi piacciono entrambe allo stesso modo. Ed ecco che da fuori un mio caro amico senegalese, Amadou, mi riconosce e inizia a sorridermi. Amico mio. Ci siamo abbracciati. Nel 2019 abbiamo vissuto nella stessa casa. Che bei momenti. Ero emozionato. Mi ha fatto vedere dei pantaloni che gli avevo regalato prima del suo rientro in Senegal. E con quel sorriso pieno di denti sgangherati mi ha detto: hai visto che bella coincidenza, ho i tuoi pantaloni e dopo tanto ci ritroviamo. Inshallah Amadou. Sono rientrato a casa, e mi sono detto: che bella mattinata, in Italia!
Photo by Paolo Nicolello