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Melissano | Un viaggio senza il viaggio

La parola viaggio proviene dal latino viaticum, che doveva essere una sorta di provvista per il viaggio. Il nome quindi ha a che fare con quello che predisponiamo prima di partire, con le provviste, i preparativi, le cose che sistemiamo in valigia. Possiamo andare dall’altra parte del mondo, eppure la parola viaggio avrà sempre a che fare con quello che siamo poco prima di superare l’uscio di casa. E cosa mettiamo nella valigia prima di partire? Mettiamo la moka e il caffè, la pasta e le conserve? Allora il nostro viaggio si è già fermato nella cucina di casa. Si è fermato alla gonna della mamma, o della nonna, mentre impastava la farina e ci preparava la colazione. Andremo lontano, ma in realtà ci saremo spostati solo nella cucina dell’infanzia, aspettandoci lo stesso sorriso rassicurante di quando bambini stropicciavamo gli occhi e trovavamo l’amata mamma affaccendata in cucina e nascosta e sorridente fra i battenti e le ante.
Oppure metteremo in valigia la guida del paese in cui andiamo? Allora, forse, staremo provando a superare le radici che ci legano i piedi. Ma non basta una guida, perché la mappa non è il territorio. Anche la guida è un viatico ed interpreta il viaggio con gli occhi di un altro. Frequenta quel caffè, o visita quel museo, ascolta l’emozione di chi ha viaggiato prima di te.

Prima di mettere la guida in valigia, bisognerebbe strappare almeno venti pagine. Per avere il dubbio che ci siano delle cose consigliate ma che dobbiamo cercare da soli. Solo al ritorno confronteremo i ricordi con le pagine mancanti.

Cosa metti in valigia? Le tue sicurezze, i vestiti più belli, le scarpe più comode? Non mettere niente, accetta di ricominciare tutto da capo, non vestirti come hai fatto sempre, cambia anche l’intimo che indossi. Che magari l’ha scelto qualcun altro al posto tuo. Brucia la valigia, con Ryanair risparmi pure. Ci sarà un posto dove compare qualcosa, magari più simile alla moda del luogo. Mischiati fra gli autoctoni. Non apparire turista. E se non parli la lingua del posto, fingiti muto. Ti vestiranno, e ti sfameranno, e forse avrai incontrato qualcuno che ti vede per quello che sei per davvero, e non per il cappellino e la bandierina che sventoli. Inizia il viaggio senza un viaticum. E starai viaggiando senza il viaggio, e la parola adatta a quell’esperienza, sarà più vicina all’Essere che non al muoversi.


Photo by Erol Ahmed

 

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