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Patregnani | No Water

Dialogo tra Cristina Patregnani e Pietro Gardoni

C: Ho in mente un’estate in cui i campi, i prati nei parchi pubblici, le aiuole, i bordi dei fossati, sono completamente secchi; il terreno è duro, non trattiene più umidità. Guardando a terra, si possono seguire le crepe tra ciuffi di erba bruciata, come un deserto in miniatura. Un deserto sotto casa. Il caldo è impietoso. I colori sono quelli tipici di fine agosto, ma è giugno. Gli alberi portano impressi segni visibili di sofferenza, con le foglie che si accartocciano sui rami e ingialliscono, come se fosse autunno. Ma è giugno. Quando parte il getto dell’irrigazione, nel piccolo giardino di casa, uno stormo variegato d’uccelli accorre. Per bere, per bagnarsi. Vincono la paura della presenza umana. Fuori, sul limitare dell’area del parco locale di interesse sovracomunale, le volpi si avvicinano furtivamente alle abitazioni; cercano l’acqua.

In questo contesto si inserisce, insieme a tante altre storie, l’opera di video arte “No Water”, di Pietro Gardoni.

P: Vedere fiumi completamente vuoti per chilometri e chilometri è qualcosa di angosciante. Il letto di un fiume completamente vuoto è un posto non normale, non convenzionale, e in quanto tale un posto affascinante, per quanto porti un messaggio allarmante. Il progressivo ritiro dei ghiacciai, la mancanza di precipitazioni e il fatto che siano distribuite in pochi eventi di grande e incontrollabile portata, spesso disastrosi, sono probabilmente le principali cause; ma ci sono anche una serie di cause strettamente riconducibili alle necessità umane: l’acqua potabile, l’irrigazione agricola e l’acqua per le centrali idroelettriche, bloccata nelle dighe o deviata in alcuni bacini e poi restituita al fiume, seppure con ingenti perdite, alcuni chilometri a valle.
C: C’è un uomo, nel letto di un fiume, in piedi tra le rocce; sventola una bandiera blu. Non c’è acqua. La musica, nel video, sembra accompagnare lo sguardo ipnotico delle riprese. Apre un vortice nel cuore dello spettatore, vi crea un vuoto e costringe lo sguardo ad affondarvi. C’è urgenza. Non c’è tempo. Quello che vediamo è estremo ed attuale. Non esistono scappatoie, c’è solo questa musica a fare da cornice.

P: Penso che in No Water la musica sia artisticamente il 51% dell’opera. Questo suono profondo e ripetuto riesce ad evocare contemporaneamente l’assenza e la presenza dell’acqua. Decidere di camminare nel letto vuoto del fiume e di filmare con un drone che ruota attorno alla bandiera è stata un’azione molto istintiva e estemporanea. Solo la presenza della musica riesce a rendere il video, in quanto testimonianza dell’azione, una testimonianza artistica.

C: Non c’è tempo di chiedere perdono alla natura. Gli esseri viventi, a parte l’uomo, non posseggono il concetto di cosa sia un torto. Subiscono un attacco e reagiscono con i mezzi che hanno a disposizione per uscire dalla situazione in cui li abbiamo costretti. Oppure periscono. Tuttavia, dalla perdita di habitat a quella di acqua, la vita ha dimostrato una enorme capacità di adattamento e resistenza.
La natura sembra dirci che sopravviverà a tutto questo, grazie alla sua capacità di rigenerarsi. In questo adattamento continuo sono contemplate ovviamente grosse perdite, che verranno affrontate con l’ineluttabilità dell’istinto e delle intelligenze di specie. Sembra che, tra gli esseri viventi, l’uomo sia l’unico incapace di soffrire, oltre ad essere il più impattante sul pianeta.

P: L’arte non è scienza, né tanto meno politica, pone domande non dà risposte. Io sono un artista e fare arte è una delle poche cose sensate che io possa fare. Non ho idee e nemmeno opinioni su quali possano essere le soluzioni, ma vedere chilometri di fiumi completamente senza acqua è qualcosa di agghiacciante che mi ha messo addosso una grande tristezza e mi ha portato a fare quest’opera.

C: La letteratura e l’arte si muovono sull’onda del presente, nei confini di un contesto. “No Water” si affaccia sull’immediato, troncando la possibilità di immaginare un futuro diverso da questo “ora” che stiamo vivendo: una parentesi prolungata di assenza di acqua. L’espressione di un punto d’osservazione sulla realtà è già atto di trasformazione se trova un mezzo potente attraverso cui disvelarsi. In questo senso la tua opera ce l’ha fatta; finita l’acqua, non avremo nemmeno modo di figurarci una possibilità di futuro. Possiamo plasmare la nostra vita sul messaggio che l’arte è in grado di portarci, ricollegandoci al nostro agire politico, nel senso etimologico del termine? Possiamo imparare a sopravvivere, pur sentendoci imperdonabili? O siamo immersi nella foschia di un ineluttabile destino?

“No water” è una videoperformance di 4minuti e 18 secondi, realizzata nella primavera del 2022 dall’artista Pietro Gardoni con le riprese di Ettore Zorzini e la colonna sonora curata da Luca Formentini. Premiata “best artist short” al Berlin Indie Film Festival e premio della giuria da Pebbles Underground, è stata trasmessa ed esposta in musei e festival in Italia, Austria, Canada, Usa, Serbia, Brasile, Messico e Argentina.

 

 


Pietro Gardoni – No Water
videoperformance
original soundtrack: Luca Formentini
drone: Ettore Zorzini

videoart videoarte performance blue flag

 

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