Rae Armantrout | Our days
They say they’ve come
to establish order,
but their uniforms are strange.
Chuck suspects they’re really salesmen.
Their leader stands too close
as he begins his pitch—
close enough to spread a virus.
Dicono che sono venuti
per stabilire l’ordine,
Ma le loro uniformi sono strane.
Chuck sospetta davvero che siano venditori.
Il loro capo è troppo vicino
mentre inizia il suo discorso—
abbastanza vicino da diffondere un virus.
Scritta nel maggio del 2020 al culmine dei contagi da pandemia mentre gli Stati Uniti sono i più colpiti e le vittime superano le 100 mila unità, la maggior parte delle quali nello Stato di New York e nel New Jersey. Il bilancio dei morti – sottolineerà il “New York Times” – è il più elevato al mondo ed eccede il numero dei militari americani morti in tutti i conflitti combattuti dagli Usa dalla guerra di Corea in poi. La pandemia del coronavirus si appresta a diventare la più letale della storia Usa dopo quella della spagnola nel 1918 in cui persero la vita 675 mila americani. Attualmente sono 22,9 milioni i colpiti e 381000 i decessi. Poche settimane prima in molti Stati Americani le vendite di armi aumentano vertiginosamente: si ha paura che l’ordine sociale vada in tilt. Trump rimette in discussione l’Organizzazione mondiale della Sanità attaccandola pesantemente. Ogni paese reagisce a modo proprio e in questa confusione generale aumentano i “complottismi” e i “negazionismi”. La poesia di Rae Armantrout registra in poche fulminanti righe tutto questo. Instilla dubbi, propone domande, rimette in discussione gli ordini prestabiliti e ribalta gli assiomi. Prende vita dai nostri stessi dubbi e paure, è sottilmente ironica e ci fa riflettere…
Per gentile concessione dell’autrice, pubblichiamo la poesia Our days della poetessa americana Rae Armantrout, già pubblicata su The New Yorker il 18 Maggio 2020. La traduzione e il commento alla poesia sono di Valentina Meloni.
Featured Image by Andrea Cau on Unsplash