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Anghilieri | Viaggio nel tempo

Forse qualcuno rimarrà sorpreso. Ma c’è stata un’epoca in cui anche la Brianza era meta ambitissima di viaggi per le sue bellezze paesaggistiche e architettoniche. Talmente sorprendenti da aver spinto intellettuali, artisti e letterati provenienti da ogni parte d’Europa a includerla nel corso dell’Ottocento come tappa dei Grand tour per ammirarla e immortalarla nelle loro opere. I viaggiatori dell’epoca erano tutt’altro che sprovveduti: infatti, si portavano dietro un curioso armamentario che comprendeva scrittoi da viaggio, calamai portatili e farmacie mobili. Non solo. Non mancavano stira-cravatte per essere impeccabili e alla moda, portagioielli e porta fragranze, scacchieri, pesa sterline, bussole, compassi e, naturalmente, album da disegno, scatole di colori e tavolozze. Tutto preparato con estrema cura. Tra gli illustri viaggiatori compare anche Stendhal, al secolo Henri-Marie Beyle (1783-1842), autore del celebre romanzo Il rosso e il nero, nonché di altri memorabili capolavori letterari. Stabilitosi a Milano già da quattro anni, nell’agosto del 1818 decide di esplorare, per qualche giorno, la terra di Brianza. In realtà un primo assaggio del territorio lo aveva già avuto negli anni precedenti, scegliendo persino di ambientare Il forestiere in Italia, un dramma giocoso incompiuto scritto nell’agosto 1816, a Desio, località dalla quale era rimasto particolarmente colpito. Però nell’agosto 1818 l’autore, accompagnato dall’amico brianzolo Giuseppe Vismara e munito di penna e calamaio, sceglie di riportare con minuzia di particolari i momenti salienti della sua esperienza in terra brianzola. Si tratta di una serie di schizzi, accennati con una mano rapida e vivace, da cui si evince uno spirito a metà tra il turista, perso tra le bellezze del luogo, e un vedutista alle prime armi, impegnato a cogliere l’intima essenza di quella regione. A pubblicare nel febbraio 2009 la versione più recente del Diario del Viaggio in Brianza è stato l’editore Bellavite che, grazie alla sapiente revisione dell’associazione culturale Brianze (tra i curatori figurano Paolo Pirola e Sara Pozzi, senza dimenticare la puntuale prefazione di Valentina Marchesi), ha voluto riproporre un testo, sconosciuto ai più, che trasmette quel senso della bellezza che la Brianza di allora promanava. Nel quaderno di memoria di Stendhal, una sorta di fotografia scattata senza premeditazione, ma solo per conservare il ricordo di un’intensa emozione, si raccontano il viaggio, all’uscita da Milano con una diligenza diretta ad Asso, e la sosta in diversi paesi. Asso, Giussano, Canzo, Inverigo, Pusiano, Oggiono: tappe fugaci in cui avviene l’incontro con l’umanità del luogo. Durante una visita a Monticello, Stendhal scrive così commentando l’incantevole bellezza delle colline: “La sensazione di bello vi ci arriva, attraverso folate di vento, da ogni dove”. O ancora, descrivendo Oggiono: “La sommità della collina è straordinariamente fertile, non meno che la pianura. […] Alle 9 andiamo sulla passeggiata sopra la chiesa. Non ricordo di aver mai visto stelle così brillanti. […] Incantevole discesa in mezzo ai castagni da Oggiono al lago”. Tra un intervallo e l’altro, prendono vita figure reali, ovvero uomini, donne, fanciulli, descritti con pochi tratti indelebili: “Occhi veramente straordinari di Teresina, figlia del nostro albergatore, che ha solo tredici anni. Ed è piena di spirito”. Non mancano commenti e indicazioni precise rivolte ai viaggiatori che decidono di intraprendere lo stesso percorso: “In realtà il viaggiatore farebbe bene ad andare direttamente da Inverigo a Pusiano: Asso è una brutta montagna e un brutto villaggio”. Sono presenti altresì biglietti e appunti dettagliati con i costi complessivi del viaggio (le spese per i trasporti, il pernottamento negli alberghi, la sosta presso trattorie e ristoranti, l’acquisto di giornali). Ma a far sorridere il lettore sono soprattutto aneddoti gustosissimi, come la visita clandestina sul campanile di Giussano: “Vismara ha la felice idea, che io non avrei mai osato attuare da solo, di salire sul campanile di Giussano. […] Il curato viene ad assistere alla nostra impresa e, ad avvertirci che le scale non valgono niente, ed è vero, perché uno scalino mi si spezza sotto i piedi. Bella vista del panorama dall’alto di questo antico campanile di pietra, e vista che mi ricorderò”. E ancora le gite sui laghi Segrino e di Pusiano o le incursioni nella storia con la visita alla villa del generale Domenico Pino, ministro di Napoleone Bonaparte, forse complice dell’assassino del conte Giuseppe Prina, avvenuto a Milano nel 1814.

Momenti in cui Stendhal assapora la natura e contempla paesaggi che gli sembrano incarnare, nello stesso tempo, l’ideale artistico e il carattere delle terre lombarde. Un mondo probabilmente lontano dalla Milano mondana e dai circoli intellettuali che frequentava. Una città che comunque lo ammalia tanto che, sulla tomba del cimitero di Montmartre dove Stendhal riposa dal 1842, l’epigrafe, da lui stesso predisposta, recita: “Arrigo Beyle – milanese – scrisse, amò, visse”.

AMilano, infatti, vive stabilmente tra il 1814 e il 1821, prima di essere costretto a tornare in Francia, con ogni probabilità per ordine degli austriaci che lo ritengono una spia del governo francese. Nella città, del resto, trova ispirazione per la vita e la letteratura: vive un amore tormentato, conosce gli esponenti del movimento romantico, diventa amico di Silvio Pellico e di Ermes Visconti, che guidano “Il conciliatore”, la rivista di punta di quegli anni che mette in comunicazione Milano col resto d’Europa. In città ama esplorare i suoi angoli nascosti, non disdegnando però fughe nei dintorni, appunto in Brianza, che gli rivelano panorami autentici e lo inducono ad annotare nel Diario scene quotidiane o, semplicemente, strappate al ritmo giornaliero di quei luoghi. Guidato da un’ingenua curiosità, il suo occhio cattura fisionomie umane semplici e sincere e l’autore respira una libertà forse sconosciuta.
Ma Stendhal non è stato il solo a scegliere la Brianza come meta privilegiata di villeggiatura. Nei primi decenni dell’Ottocento la Brianza entra mirabilmente negli itinerari di scoperta e di vita di poeti e scrittori quali Carlo Porta, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e prima ancora Giuseppe Parini. I coniugi tedeschi Friedrich e Caroline Lose dipingono delicatissimi e romantici acquerelli. Federico e Carolina si improvvisano loro stessi editori nel 1823, con il Viaggio pittorico nei Monti di Brianza, un album di 24 soggetti, che ha uno straordinario successo tra i collezionisti. Per far conoscere l’opera, disegnano un manifesto con la proposta di sottoscrizione delle prime dodici vedute, disponibili in bianco e nero a 175 lire austriache. La versione colorata viene prodotta su ordinazione per chi la richiede e le stampe sono vendute, anche singolarmente, nella loro casa studio. Proprio in quell’anno Manzoni termina il Fermo e Lucia, la prima versione de I Promessi Sposi, ambientato anche in Brianza. Seguono i pittori Emilio Longoni, Mosè Bianchi, Eugenio Spreafico, Giovanni Segantini e tanti altri a regalare descrizioni da cui partire per immaginare e ritrovare i segreti e lo spirito profondo di questa terra. L’inglese Richard Bagot, circa un secolo dopo, percorre il territorio lombardo e il nostro Giuseppe Baretti, critico italiano molto conosciuto a Londra, scrive: “La Brianza è il più delizioso paese di tutta l’Italia. […] In questo vaghissimo paese, ovunque si porti lo sguardo, non si scorgono che paesaggi ornati di tutte le grazie campestri”.
Il miglior biglietto da visita per la Brianza resta però il giornale di viaggio di Stendhal, pensato – come lui stesso sostiene tra le pagine del Diario – “solo per chi scrive”, che offre ai lettori di oggi un quadro dipinto con mano entusiasta e commossa, mettendo in luce particolari di una Brianza lontana nel tempo, ma forse – grazie ai suoi appunti – un po’ più vicina. E chissà che, leggendo queste poche pagine, qualche turista contemporaneo non possa realizzare che un viaggio tra le bellezze brianzole vale proprio la pena compierlo.

 


Photo by dirk von loen-wagner

 

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