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Foster Wallace | Destini Incrociati

Il 12 settembre 2008, David Foster Wallace è stato ritrovato morto nella sua casa di Claremont dalla moglie Karen Green. Ha lasciato un vuoto incolmabile nella letteratura mondiale. Come è diventato uno scrittore di culto per milioni di giovani e non, in tutto il mondo? A metà della sua brillante carriera universitaria, il giovane David Foster Wallace, un perfetto nerd appassionato di filosofia, matematica e logica, ha quella che lui stesso definisce “una crisi di mezz’età a vent’anni”: in preda a un improvviso calo di motivazione lascia gli studi per un semestre e se ne torna a casa; in mezzo, una tappa in un ospedale psichiatrico. Nel mentre, gli capita in mano “The Balloon”, un racconto di Donald Barthelme, uno dei maestri della narrativa postmoderna; ne rimane folgorato, comincia a scrivere. La sua prima opera pubblicata è “The Broom of the System”, (La scopa del sistema), un capolavoro. Quando si tratta di scrivere il secondo romanzo, che purtroppo sarà anche l’ultimo, Wallace decide di superare i blocchi e le resistenze facendo appello ad un’icona della letteratura americana contemporanea: Don De Lillo. Tra i due inizia un rapporto a distanza, fatto di lettere quasi settimanali, che porta Wallace alla composizione del monumentale “Infinte Jest”. Lo stesso Wallace dirà che non l’avrebbe mai scritto senza i consigli e i suggerimenti di De Lillo. Quest’ultimo tenterà invano di portare conforto alla depressione del giovane amico, che purtroppo si toglie la vita a soli 46 anni: gli dedicherà uno struggente saggio-ricordo sulle colonne del New York Times. Il rapporto tra i due si intreccia con tanti eventi che segnano il passaggio tra due decenni: i contatti con I Nirvana, la morte dell’amico Cobain, l’11 Settembre, eventi che si riflettono sulla scrittura di Wallace e anche in quella di De Lillo.

 


Foto di Andy Reid

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