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Gullotta | Di notte i poeti dormono

Vivremo
e vivremo cadendo,
da noi o dall’origine
o da quel legittimo punto, o dalla fine
questa è la nostra lunga assenza
è quello che vedremo sparire di noi
la mente tace e la morte ci consola
siamo asciutti ma tiepidi e qualcuno
nella stretta del buio vuole correggere
i nostri errori



2.
Di notte i poeti dormono
non essendoci nulla da fare per un
poeta
il caldo è assordante mentre l’inverno
si ritira per lasciar spazio alla tragedia
arriva una macchina – sospetta
resta in moto
sicuramente saranno i ladri
entreranno
addormenteranno il cane inizieranno
a cercare in giro spaccheranno
qualcosa
mi nasconderò nasconderò i miei
familiari chiamerò il 113
minacciando il o più ladri salvando
la casa i miei familiari i miei vicini
E in quel momento penserò a quando
avevo litigato con mio padre perché
dava ragione a mia madre, dirò Papà,
perdonami, mia madre avrà di nuovo
la testa per rispondermi
dirà, ho capito, riconosco gli sbagli
in quel momento preciso immortale
freddo come un dito puntato o come
riconoscere la faccia di Dio su un telo
mezzo incenerito
sarò un vero poeta
il cielo può diventare rosso come
fango
mentre le cose si formano, il vero
poeta è assente e piange – scalpita per
uscire
si reca di notte nei pascoli più
illuminati della mente sapendo che i
poeti devono scrivere
con candele sudati con gli occhi pesti
i poeti hanno sempre dei problemi
coi suoi miagolii minacciosi qualcuno
gli ha dato uno schiaffo volevano
l’impossibile da lui, da una persona
non si può pretendere tanto!
il vero poeta raduna altri poeti per
prima cosa questi poeti devono essere
seri e tormentati come lui
solitamente uno inizia e gli altri lo
seguono mentre fuori cala la notte
e tutte le famiglie ignare dei loro
assassinii
tutti i demoni che galleggiano
battendo i denti nel buio
tutte queste persone a cena
tutte queste persone davanti al
televisore, che fanno cosacce
tutti questi alberi descritti, questi
animali narrati
queste montagne sempre cupe i mari
con qualche sfumatura che ricorda
qualcosa
queste infanzie questi amori questi
allontanamenti
questi signori traumi



3.
Quando vogliamo augurarci la morte
lo stesso accade in tutti i popoli e le
etnie,
quando abbiamo alcuni oggetti che ci
preservano dalla morte questi oggetti
ci vengono incontro
sospirando piccoli mielosi
quando vogliamo augurarci la morte
sicuramente abbiamo voglia di
superficie della netta superficie
quindi siamo assuefatti ad ogni forma
di bene, di onore, di rivelazione
non è questione di uccidersi
quando vogliamo
ci auguriamo anche la morte della
geometria che regola la sorgente
del dolore del mondo
questo dolore del mondo ci è sempre
superiore
chi non è mai stato fregato dal dolore
del mondo?
E, diciamo la verità, non lo meritava
Quando ci stiamo augurando la morte
qualcuno sta mettendo in scena il
meglio della propria persona
mentre una semplice notte trotta
verso un semplice giorno
o un semplice giorno verso una
semplice notte
chi darà da bere ai miei fiori? con
orgoglio superumano
sperando di farvi cosa sgradita


4.
Sono almeno cinquanta,
cento duecento anni
che non viene pulito questo
cervello o che queste ossa
girano a vuoto su rotelle che
vogliono semplicemente
stare sole,
ma al mondo in questi anni
compare sempre qualcosa di
nuovo
e guarda caso io lo devo
vedere
anche se non mi interessa
lo stupore è vecchio
sono vecchi i nasi che si
arricciano parlando
i luoghi di lavoro sono
vecchissimi la parola è
interessante sì e no
ma non è tanto vecchia
eppure è piombo vecchio
quello
che piaga le colline che
a stento sopravvivono
e sotto potrebbe esserci
qualsiasi cosa
che invecchia e non perisce
a un certo punto, in questi
anni, la bocca che non
avrebbe dovuto urlare,
ha urlato
il colpo che non doveva
cadere, è caduto
depredando il futuro, quindi
Non c’è niente oltre
questo velo

 


Verses by Federica Gullotta | Instagram

Illustrations by Lisa Deiuri | Instagram

 

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