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Melissano | L’incompiuto dell’Infinito

C’è un episodio dei Simpson dove il capofamiglia Homer (l’Uomo) scopre che il motivo della sua ottusità è una matita conficcatagli nel cervello alla nascita.
Si fa operare. Diventa super-intelligente. Ritorna a fare le cose di prima, ma con un senso di vuoto, disinteresse, tristezza. Si riscopre solo, noioso agli occhi degli altri, senza amici. Decide quindi di farsi rificcare la matita nel cervello. Vuole ritornare stupido e godersi ancora la vita.
Tutti ce lo siamo detti. La vita dei semplici è foriera di felicità. Molto di più rispetto a quella dei savi. Peccato che in fondo tutti si sentano dalla parte dei cervelloni, e difficilmente si incontrerà qualcuno disposto ad ammettersi sciocco. Tuttavia, c’è del vero nel ritenere le persone più intelligenti anche le più solitarie, introverse, a volte scontrose. Proverbiale è il carattere del filosofo Arthur Schopenhauer, descritto come bizzarro, scontroso, misantropo, per nulla amico dei bambini. Caravaggio, a causa del suo temperamento, patì l’esilio, la fuga e la morte prematura, mentre Michelangelo accumulò ricchezze vivendo un’intera vita recluso in bottega o nell’involto dei ponteggi e delle cupole. Ma a tratteggiare il profilo caratteriale del genio aretino è stato lo psicanalista Robert Liebert con il suo saggio “Michelangelo: Uno studio psicoanalitico della sua vita e delle sue immagini”. L’autore americano sostiene che “Nessun lavoro artistico all’ultimo stadio o dopo il completamento sembra portare con sé quell’eccitazione che Michelangelo aveva avuto inizialmente. Così, un tono depressivo si impone nell’immaginario delle fasi finali di molti dei suoi lavori. Nella sua scultura questa depressione si trasforma in mancanza di interesse, ciò contribuì al fatto che più di metà dei suoi lavori rimase incompiuto”.
L’autore indirettamente ci rivolge un interrogativo. L’incompiutezza può essere un tratto distintivo dell’intelligenza? Il collegamento più intuitivo ci traghetta a Leonardo da Vinci. L’Adorazione dei Magi è una delle sue opere più enigmatiche e affascinanti. La tela, iniziata nel 1481, non è mai stata ultimata, e racconta dei travagli pittorici e personali che attanagliavano l’artista. Per Leonardo, l’incompiutezza era una costante. Tutti i suoi committenti lamentavano le lunghe attese prima della consegna del lavoro. La stessa Monna Lisa è un’opera che riconosciamo terminata, ma in realtà era ancora in fieri quando l’artista muore.

Nel genio toscano conviveva un’altra caratteristica. Spesso le bozze, i codici e gli schizzi di ipotetiche armi o elicotteri ante-litteram contenevano il concetto di inanità. Erano del tutto inutili, incomprensibili e soprattutto impossibili da realizzare tecnicamente. Quindi aggiungiamo all’intelligenza il gusto per l’inconcludenza.

Lo dimostrano i matematici e i filosofi del XVII e XVIII secolo. Spesso alchimisti alle prese con ricerche infruttuose e traboccanti di superstizione o fede. Pascal, Newton, Galileo, Leibnitz hanno redatto interi volumi di scombinate idee spesso in contraddizione fra loro. Newton praticava l’alchimia, Galileo leggeva regolarmente gli oroscopi, Pascal scommetteva sulla fede nel Dio cristiano, e Leibnitz si entusiasmava nel pensare al cinese come una formula di linguaggio capace di eludere l’oralità e il codice alfabetico, facendo corrispondere significato e significante. Niente di più falso, ma sufficiente per tradurre e svelare all’Occidente il fascino esotico del libro dei mutamenti, l’I-Ching. Intanto, i matematici iniziavano a dubitare di Euclide, ed il quinto postulato della geometria euclidea lo si confutava con la cosiddetta reductio ad absurdum. Il procedimento consiste nel negare una tesi facendo seguire una serie di passaggi logico-deduttivi, che rendono l’asserzione di partenza incoerente e contraddittoria. Per il puro gusto di dire il contrario insomma. L’apparente inutilità di questi lavori ha portato attraverso matematici quali Bernhard Riemann e poi David Hilbert allo sviluppo di una geometria sferica ed iperbolica che oggi si impiega nel campo della navigazione e dell’astronomia.
Anche nella musica si rintracciano esempi di incompiutezza esemplari. Schubert compone una sinfonia che verrà ricordata come l’incompiuta. Non sapremo mai se per il sopraggiungere di una morte precoce (a soli trentuno anni) o perché non si decideva a conferirgli una chiusa. Nell’attualità, il genio che meglio rappresenta questi due attributi dell’intelligenza è sicuramente Elon Musk. Ha iniziato diversi progetti che non ha mai concluso, vendendo i diritti e puntando su nuove idee. E poi l’inutilità. L’ostinata e folle volontà di raggiungere un pianeta del tutto inospitale, Marte, individuando però una soluzione facile facile. Bombardarlo per decenni con testate atomiche, fino a creare artificialmente un’atmosfera compatibile con la vita umana. Speriamo cambi presto idea. Lasci perdere le bombe, e rivolgendosi ad un nuovo progetto, confermi di essere davvero intelligente.

 


Foto di Joyce McCown

Comments (1)

  • Mario Castellana

    bello e interessante questo excursus tra saperi e figure

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