Milan
15 Nov, Friday
21° C
TOP

VOL XII | Sexus

Ci sono alcune parole percorse e ripercorse, battute da intenzioni che le mode e le consuetudini logorano; vittime di un eccesso di uso che le relega negli estremismi dell’imbarazzo o della banalità. Tra queste, probabilmente, c’è anche la parola “sesso”. Eppure, un suono così omogeneo ed esposto, così insistito nella ripetizione consonantica, rimanda e può ritornare a una serie ciclica di percezioni e rivelazioni che non si misurano nell’arco di un’unica definizione.
Chiunque miri a questa parola con la volontà di darle una sola direzione di significato, in qualche modo fallisce il tentativo di centrarne il senso più profondo, maturo e meno scontato.
Così il sesso non è solo il corredo semantico a cui siamo abituati (certamente importante e conduttore di tentazioni, provocazioni, relazioni, fatalità) ma pure una più elevata scala di valori a cui è importante, almeno una volta nella vita, tendere. Ciò che qualifica il sesso e rende “sessuale” la vita è la vocazione alla forma che scegliamo di perseguire per intrattenere con noi stessi e gli altri un cammino di carattere, fiducia, dignità. Sessuale è il tratto della grazia che possiamo esprimere attraverso il piacere, l’esibizione sensuale dell’essere al mondo in un’ottica di esposizione e introiezione. Questo stile – che è lo stare ora fuori ora dentro noi stessi – rivela il più possente dei segreti: il sesso è un principio di affermazione, forse il più solitario, a partire dal quale l’incontro con l’altro può intervenire e determinare un destino.
A questo punto molto può diventare intrinsecamente sessuale: la grafia della fragilità scritta a chiare lettere sulla fronte di una donna, il bicchiere sfiorato e abbandonato sul tavolo, la mano che taglia l’aria in due movimenti nettissimi, il chiarore di un primo mattino in aperta campagna, il passo certo di un uomo che si affretta per strada, il clima pulviscolare di una sera di settembre, il giorno che finisce, l’aria che sfuma dopo il nostro respiro, l’esattezza del dono, il paesaggio della morte, il fine e la provvisorietà di ogni tormento.

 

There are some words that have been traveled over and over again, beaten by intentions that fashions and habits wear down; victims of an excess of use that relegates them to the extremes of embarrassment or banality. Among these, probably, there is also the word “sex”. Yet, a sound so homogeneous and exposed, so insisted in the consonant repetition, refers and can return to a cyclical series of perceptions and revelations that are not measured within a single definition.
Anyone who aims at this word with the will to give it only one direction of meaning, somehow fails the attempt to center its deeper, more mature and less obvious meaning.
Thus sex is not only the semantic set we are used to (certainly important and conductor of temptations, provocations, relationships, fatalities) but also a higher scale of values ​​to which it is important, at least once in a lifetime, to strive. What qualifies sex and makes life “sexual” is the vocation to the form we choose to pursue to entertain with ourselves and others a journey of character, trust, dignity. Sexual is the trait of grace that we can express through pleasure, the sensual display of being in the world from a perspective of exposure and introjection. This style – which is staying now outside, now inside ourselves – reveals the most powerful of secrets: sex is a principle of affirmation, perhaps the most solitary, from which the encounter with the other can intervene and determine a destiny.
At this point a lot can become intrinsically sexual: the handwriting of fragility written in clear letters on a woman’s forehead, the glass touched and abandoned on the table, the hand that cuts the air in two very sharp movements, the light of an early morning in open countryside, the sure step of a man hurrying along the street, the dusty climate of a September evening, the day that ends, the air that fades after our breath, the exactness of the gift, the landscape of death, the end and the provisional nature of every torment.


C.S.

Post a Comment