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Interview | Mamika Care

Carla Saracino intervista Olja Jankovic di Mamika Care, punto di riferimento per il corpo femminile nel viaggio della maternità.



Che tipo di formazione hai alle spalle e in cosa consiste il tuo lavoro in Mamika Care?

Sono una personal trainer certificata con diverse specializzazioni internazionali che hanno come focus il lavoro con le donne in gravidanza e nel post parto, sportive e non. Sono ideatrice del progetto Mamika, attraverso il quale desidero migliorare l’approccio al benessere fisico e il supporto che le donne ricevono in gravidanza e nel post parto. Fisicamente, in pratica, le alleno e offro consulenze singole pre e post parto per chi desidera mantenersi attivo o tornare ad allenarsi dopo aver avuto un figlio.  Lavoro a stretto contatto con altri specialisti dove necessario, specialmente nei casi di disfunzioni del pavimento pelvico e/o dell’addome. Ho inoltre creato un corso per le neomamme che si fa in piccolissimi gruppi e con bambini 0-6 mesi  in presenza. Si tratta di un mix di teoria e pratica dove fornisco gli strumenti necessari per affrontare il post partum in modo adeguato dal punto di vista fisico. E poi c’è tutto il lavoro che sta dietro a questa visione. In particolare cerco di portare in Italia e rendere accessibili, traducendo io stessa, quelle che sono le linee guida e le pratiche di altri paesi, supportati da ricerca scientifica. La mia testa non sta mai ferma. Continuo a formarmi e cercare modi nuovi per essere un sostegno concreto e pratico alle donne. E in futuro anche per le giovanissime nello sport, perché non è mai presto per occuparci della salute fisica.

A uno sguardo approfondito, seguendoti sui tuoi canali social, si comprende che nutri una naturale attenzione verso il mondo della maternità in senso ampio. A cosa è dovuta questa larghezza di vedute? 

Credo sia dovuta in primis alla mia esperienza di mamma di due bambini, e al mio percorso personale, per nulla facile. Ho capito quanto sia complessa la maternità e che, per quanto i professionisti che si occupano attualmente di questo ambito si impegnino al massimo, ci siano grossi passi da fare in avanti. C’è ancora tanta solitudine, si sente la mancanza di una vera rete di supporto integrata, è necessario un lavoro concreto sulla prevenzione. Continuo a sentire la frase: “Ma perchè nessuno me lo ha mai detto?”. Credo profondamente che i genitori felici e soddisfatti siano la base per una crescita serena dei figli. Quindi dobbiamo fare di più per rendere la maternità un’esperienza positiva e meno traumatica. Si racconta di sovente questo periodo come un momento idilliaco. Ma per la maggior parte delle mamme è tutt’altro.  Abbiamo necessità di sapere di più, di essere informate anche sui lati difficili, meno belli e meno rappresentati dai media e dai social. Per navigare questo momento di grandi cambiamenti nel modo più sereno possibile meritiamo di arrivarci preparate fisicamente e mentalmente e anche munite di strumenti e supporto concreti e di facile accesso.

La maternità (l’esperienza di un figlio che arriva e stravolge la vita) soffre oggi di nuovi pregiudizi che si sostituiscono o nel peggiore dei casi si assommano a quelli di un tempo. Come fai a riconoscerli e a smorzarli? 

Come spesso accade, anche nel mondo della maternità siamo passati da un estremo all’altro.  Dal non permettere alle donne di partecipare alle Olimpiadi perché non considerate in grado fisicamente di supportare certi sforzi, ci ritroviamo oggi a trattarle da esseri con superpoteri in grado di affrontare tutto, e pure da sole.  Con la scusa che la “maternitá non è una malattia” il carico mentale e fisico richiesto a una neomamma  è diventato insostenibile. Per uscirne bisognerebbe normalizzare certe situazioni come: provare emozioni diverse e contrastanti da neo mamma è ok,  essere stanche e dirlo ad alta voce va bene, piangere perché ci si sente sottratte dalla propria identità è naturale e passeggero, ritrovarsi sopraffatte dal nuovo ruolo di madre non ti rende meno forte e capace, chiedere aiuto non vuol dire essere madri imperfette e non all’altezza, lasciare il bambino con il papà mentre ci si prende cura di noi stesse non vuol dire essere egoiste, scegliere di non allattare o rinunciarci perché problematico non ti fa essere meno madre. La lista va avanti. E fa capire la pesantezza delle aspettative altissime che una madre si trova ad affrontare, in aggiunta senza molti aiuti, come accennato sopra. Diamo troppe cose per scontate. Abbiamo talmente sbagliato strada che un papà che si occupa del proprio bambino viene chiamato  “mammo”. Non papà, mammo. Ci fa capire quanto ancora sia radicata nella mente dei molti una visione distorta della genitorialità. Sento le mamme stesse dire “mio marito MI ha tenuto il bambino per potermi fare una doccia”. Partiamo allora dal cambiare noi stesse la narrazione, il linguaggio, l’atteggiamento, prendiamoci quello che ci appartiene. In primis lo spazio e il tempo necessario per poter trovare un nuovo equilibrio.

 

Quanto conta, per una donna che ha appena generato, il benessere del proprio corpo? Semplice vezzo o questione più complessa, che ha a che fare con dei bisogni più profondi?

Immediatamente dopo il parto il focus passa totalmente sul bambino. L’attenzione che viene dedicata al  benessere fisico della mamma, a mio avviso, è scarsa e inadeguata, soprattutto se rapportata all’importanza delle problematiche che possono insorgere, e che sono legate all’evento del parto. Da un momento all’altro ti ritrovi a doverti prendere cura di un esserino che dipende completamente da te, giorno e notte,  proprio mentre tu stessa stai guarendo. Non riesci più a capire o semplicemente a riconoscere il tuo stesso fisico, in molti casi dolente e in ogni caso bisognoso di riposo e cure. Non si parla nè spesso nè volentieri di incontinenza fecale e/o urinaria, di prolasso degli organi pelvici, di punti che rimarginano male, di emorroidi o ragadi. Sono tabù. I bisogni, soprattutto in queste prime settimane e mesi, sono bisogni di base di stare bene e vivere dignitosamente, non sentirsi rotte o inadeguate, e riuscire a svolgere il compito di genitore, che richiede tanto da subito. Soprattutto alle mamme che hanno altri figli a casa, magari piccolissimi. Nessuno purtroppo informa che serve un recupero graduale, recupero che non sempre è lineare e veloce, e che il corpo ci mette circa 12 mesi a riprendersi completamente e a ritrovare un nuovo equilibrio. Siamo invece costantemente esposte a modelli poco realistici e poco rappresentativi della maggioranza su come dovrebbe reagire un corpo e che aspetto dovrebbe avere dopo aver dato alla luce un figlio. Siamo nell’era del “bounce back” veloce, di recuperi lampo. Si pensa di fare un complimento dicendo a una donna poche settimane post parto “non sembri nemmeno aver partorito”. Come se dipendesse dalla pura volontà o dalla bravura di una persona. E soprattutto come se un corpo che invece porterà per sempre i segni della/e gravidanza, un evento meraviglioso, generatore di vita, fosse qualcosa da nascondere, e di cui vergognarsi. C’è qualcosa che non va in questa società. Spero di aver portato almeno qualcuno a fermarsi un secondo e riflettere. Non fraintendetemi, non c’è nulla di male secondo me nell’avere anche obiettivi estetici nel post parto, da subito o più avanti. Dovremmo essere padrone di noi stesse e libere di scegliere le nostre priorità. Il voler riavere il proprio fisico potrebbe  essere legato anche a un bisogno profondo di sentirsi ancora noi stesse, e non solo mamme, non è un discorso banale o uguale per tutte. I bisogni naturalmente evolvono man mano che quelli primari vengono soddisfatti. Personalmente mi piace lavorare sul benessere fisico delle mamme mettendo il focus sull’essere forti, capaci, in grado di giocare con i propri figli senza fiatone, avere le energie giuste per affrontare la giornata lunga piuttosto che guardare all’allenamento come strumento unicamente per soddisfare un bisogno di estetica.

Vi racconto una curiosità. La maggior parte delle mamme che vedo nella valutazione integrata postparto (di cui faccio parte assieme a due colleghe, osteopata materno infantile, e ostetrica specializzata in pavimento pelvico) arrivano tramite me, perchè alla ricerca di una soluzione per una pancia che non è più quella di prima, a livello estetico. Ma 9 volte su 10 si scopre dopo l’anamnesi e la valutazione che la priorità consigliata su cosa affrontare per primo, se consideriamo l’importanza dei sintomi e la ricerca del benessere fisico a lungo termine, è un’altra, e legata al pavimento pelvico. La pancia è una parte visibile a tutti per cui la naturale tendenza è di risolvere i disagi che vedono anche gli altri. Ultimamente si parla per fortuna molto di diastasi addominale nel post parto, e io ne sono molto felice. Ma abbiamo dimenticato una parte di noi fondamentale, la parte invisibile, quella che nascondiamo e di cui sappiamo ben poco mediamente. Il nostro pavimento pelvico. Sono entrambi pezzi di un puzzle unico e tanto importante in gravidanza. Credo che una mamma oggi affronti il benessere fisico solo quando è troppo tardi o quando ci sono sintomi o disagi importanti, mentre si può fare tanto informando in anticipo e dedicando più risorse al post parto.

Che tipo di relazione ami costruire con chi ti chiede dei consulti? Di cosa ti stai occupando in questo momento? 

E’ una relazione di fiducia prima di tutto, in cui mi inserisco nel ruolo di guida nelle loro vite, temporaneamente, per migliorare l’ambito che desiderano, senza richiedere grandi stravolgimenti o sacrifici. Amo ascoltare, comprendere i bisogni, le credenze, i motivi che portano una mamma a rivolgersi a me e gli obiettivi che desiderano raggiungere. Amo educare, trasmettere alle mamme il coraggio, la consapevolezza di essere forti e capaci, la bellezza del movimento da sole o assieme ai figli, e del prendersi del tempo per se stesse. In questo momento sto lavorando a un progetto online, un corso per le mamme nelle primissime settimane post parto. Spero di riuscire a raggiungere in questo modo più donne possibili con informazioni utili su come prendersi cura del proprio fisico e come riprendere la vita di tutti i giorni e gli allenamenti in modo graduale. Sto inoltre sviluppando la mia rete professionale locale; collaboro infatti con diversi centri multidisciplinari tra Brianza e Milano che si occupano di mamme.

 


Foto di Camylla Battani
Mamika Care | Website | Instagram

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