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Saracino | Tra piccoli grandi italiani

Tra marzo del 1968 e aprile del 1969, Dino Buzzati intervenne in una rubrica per il Corriere dei Piccoli chiamata “I Perché di Dino Buzzati”. Lo scrittore rispondeva alle lettere di piccoli lettori che gli ponevano domande sul perché dei grandi temi dell’esistenza: vita, morte, sentimenti e comportamenti umani, argomenti insomma di una certa levatura e complessità. Le risposte, raccolte successivamente in un volume edito nel 2018 da Electa Junior, ancora oggi riecheggiano in una dimensione squisitamente attuale.
Buzzati, uno dei più grandi scrittori italiani, avventuriero per vocazione di tematiche e contesti fantastici, surreali, extraordinari, spinti al di là delle omologate caselle narrative, non si pone né al di sopra dei suoi piccoli lettori (con la saccenza del pedagogo o con l’opacità del maestro fintamente interessato) né al di sotto (con quel curioso vezzo che hanno alcuni di simulare il mondo dell’infanzia secondo stereotipi vertiginosamente abusati). Buzzati segue per naturale istinto quel che C.S. Lewis scrisse una volta: ossia che un vero dialogo tra l’adulto e il bambino è possibile solo se a quest’ultimo si dà considerazione di creatura indipendente e se non si cade nella tentazione di rivolgersi a lui al culmine di un magistero educativo retorico e pretestuoso.

E così, Dino Buzzati risponde ai piccoli da “piccolo” anch’egli, attraversando con gigantesca empatia le intuizioni e l’immaginario altrettanto giganteschi dei bambini, sorvolando con levità e misura su tematiche altrimenti esageratamente cupe, ma non escludendo, pervasivo ed intenso, alcuni argomenti drammatici della vita.

Uno scrittore italiano che in anni disappannati dalla vanità delle piazze virtuali intrattiene una corrispondenza con altri piccoli italiani: di questo si trattò, di questo si tratta. Sfogliando e leggendo i piccoli grandi interrogativi vergati da un tessuto epistolare che sa di lindore e speranza, si leggono tanti spunti di riflessione: “Perché noi bambini giochiamo e i grandi no?”, “Pace o guerra?”, “Il coraggio è sempre una virtù?, “Perché il papà alla guida diventa una tigre?”, “Perché i grandi quando dicono ‘forse’ vogliono dire ‘mai’?”, “La ragione è sempre del più forte?”, “Esiste la iettatura?”. E via dicendo, via via discendendo persino in allegati leggeri, del tipo: “Perché le mosche hanno sei zampe?”.
Inutile aggiungere che la spiegazione a quest’ultimo quesito è un piccolo gioiello di inventiva letteraria, un approdo isolano per menti vagabonde, un’oasi nel deserto delle ovvietà. E in effetti commuove pensare che decine d’anni fa c’era davvero la possibilità di scrivere a una persona come Dino Buzzati, attendere anche diversi giorni – lavorativi e festivi – prima di ricevere risposta, farsi passare il tempo come una pellicola di nebbiolina sul capo, sorteggiare il finale dell’aspettativa dalle cavità del calendario, infine un bel mattino ritrovare le sue parole calde di inchiostro a colazione, sfornate dalla voglia di corrispondersi in una comune lingua, sensibilità culturale, visione di futuro.

 


Dino Buzzati, I «perché». Le risposte alle lettere dei bambini sul «Corriere dei Piccoli» a cura di Lorenzo Viganò (Electa Junior, 2018).

Photo by Charlein Gracia

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