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Saracino | Una notte imminente

Le fotografie del francese Christophe Jacrot esprimono sensazioni contrastanti: il colloquio è con le loro atmosfere. Il silenzio, che pure sembra contenerle, si riveste levando da terra i suoi panni di significato e di memoria; diventa forma, identità di senso, occasione di meditazione. Le case, gli edifici, le cose umane e naturali sono concatenati dalla comunione dei fenomeni atmosferici che li riguardano, li investono, li incorniciano. Ghiacci, neve, vento, pioggia, brina, foschie, nebbie, buio, assidua solitudine, isolano e al tempo stesso accentrano la viandanza dell’immagine, che diventa passaggio esplorativo, scavo all’interno di paesaggi quasi sempre poco illuminati e poco frequentati da creature umane. Degli esseri viventi si percepiscono solo luci fioche, fisionomie lontane, sagome o impronte, piccole tracce infiorate nella neve. La loro presenza intima, nascosta, obliata e oscurata, si indovina dalle case, protagoniste, insieme ai fenomeni atmosferici, della dichiarazione poetica di questo autore. Quando appare sullo sfondo qualche figura di uomo o di donna, essa è sempre in corsa, sfuggente, in fuga verso la sottrazione dello sguardo: una sorta di ambizione a sparire, a ritrarsi, a non essere.


I luoghi, a volte ritratti nitidamente, a volte visti attraverso vetri che li deformano, sono consegnati al massimo livello di attenzione. Tutto il resto è lasciato al margine, al chiuso di ipotesi, al potenziale dell’immaginazione.
Una strana desolazione sembra accompagnare queste visioni: una notte imminente, radicale, che chiede  d’essere vissuta nell’esattezza dell’istante. Il gelo, soggetto quasi onnipresente, lo conferma: i banchi di neve, gli effluvi d’acqua, che risorgono e sfumano sull’adiacenza delle forme, sono i segni distintivi della vita del cuore, della sua incolmabilità, della sua irrisolta inaccessibilità.

 


All images by Christophe Jacrot | Instagram

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