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Saracino | Yoann Bourgeois

Yoann Bourgeois, ballerino e coreografo francese con alle spalle una formazione circense da acrobata e giocoliere, studia da molti anni il senso del movimento dei corpi ponendo particolare attenzione all’istante della loro massima vulnerabilità: al colmo, cioè, di un presente assoluto che resta sospeso tra apice e imminente caduta. Il video espositivo di alcuni dei suoi lavori mostra la sublimazione di un concetto che si rifà al tema della Fuga musicale e all’ospitalità provvisoria di tutti quegli equilibri che possono connotare di un codice diverso la danza, lasciandola somigliare a molto altro. Alcuni tra i suoi studi coreografici appaiono come i bozzetti di un disegno preparatorio all’esordio di qualcosa che corrisponde alla vita: l’enfasi che guida il senso di un movimento, la sua fondamentale riduzione a passaggio, poi la caduta, poi il risollevamento o nuovi possibili spostamenti. Un gioco di consonanze, relazioni e analogie che si assommano in una ricerca artistica multiforme, in bilico tra diversi linguaggi artistici.
Pensiamo infatti al comportamento delle parole nell’imminenza dell’atto creativo. Il tempo e lo spazio che governano la lingua nascente di uno scrittore non agiscono forse allo stesso modo di un ordine in contrapposizione tra inveramento e definitiva caduta?
Non è forse il sistema delle parole una rete di rischio verso il movimento a cui ogni scelta di stile e di contenuto conduce? È nel delicatissimo momento della selezione delle parole che si gioca la finale libertà dello scrittore. Egli può affrancarsi o reimprigionarsi; salvarsi o reincarnarsi nella cattività di uno stato inquieto e desolante.
Lo scrittore solitario o il poeta o il sognatore sono creature misteriose. Nel silenzio della loro stanza sono i bilancieri di un vocabolario che pende ora verso l’una ora verso l’altra dimensione del vivere. Scegliere di eseguire il dettato della passione o scegliere di uniformarsi a uno standard di dubbia qualità è il bivio, la sorte prescritta della vita. Loro sono i possessori della danza e le parole sono gli strumenti da cui si intavola il discorso della unicità e della specialità del destino.
Non avere fretta, non perdere la pazienza.

Quando i danzatori di Bourgeois raggiungono il punto di sospensione, tra la vetta del volo e l’abisso della caduta, esprimono quanto di più straordinario possa manifestarsi: un potenziale perenne, ovvero un movimento che non si è ancora consumato tra i due estremi dell’inizio e della fine, che è ancora giovinezza, stato di grazia, espressione di un’estetica in anticipo sulla realtà e sui suoi significati. In quel pulsare infinito che dura un istante c’è la linea sonora di ogni ispirazione.

Scrivere una poesia, una poesia vera o una magnifica prosa, non è questione dissimile. Lo spazio e il tempo che le parole ordiscono come vigilanti alle porte dell’ingegno sono i vuoti su cui sospendere la scelta del proprio corpo poetico. All’atto della visione, il poeta si trova sulla soglia. Le parole verranno da sole o occorrerà principiarsi in un viaggio di selezione accurato? Entrambe le cose, probabilmente. Il movimento che sottende la creazione di un linguaggio incantato ed incantevole come quello letterario sta esattamente tra l’ascesa e il crollo, in un punto che chiameremo sospeso, inattuale, dove tutto il potenziale si conforma alla realtà e la rende penetrabile, descrivibile, parimenti fragile, delicatissima. In quegli istanti di provvisoria eternità lampeggia il nerbo della migliore parte della vita, si concentrano le ossute dita della memoria, si arresta il cammino orizzontale dell’ovvietà, inizia il gesto incondizionato della rivelazione.
Ciò che può un corpo – un corpo fisico, reale – è lo spingersi oltre le preveggenze dell’ordinario. Altrettanto può il linguaggio letterario, se si imbeve di quelle illimitatezze che fungono da bersagli e insieme si ricompongono in un concentrato di forma e plastico avvenire. Quello che Bourgeois fa nei suoi studi coreografici non dista dalla consumazione di uno sguardo coinvolto nella creazione linguistica. Lo scrittore che danza con le parole sta anche in equilibrio con loro, scindendole e volgendole al cuore dell’istante tra la massima altezza e la massima rovina in un tentativo di controllo che definirei la misura della grazia.
Del resto ogni eccedenza, per essere veramente tale, ha bisogno di subire la fascinazione del limite. E del resto ogni limite, per perpetuarsi in destino, ha bisogno di essere superato.


Photo by Jeremy Bishop

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