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Camurri | L’intelligenza del male

La figura appartata di Giampiero Neri, mancato il mese scorso a Milano all’età di 95 anni, occupa un posto di assoluta preminenza nell’ambito della poesia italiana della seconda metà del Novecento.
Per la sua ritrosia e per il suo carattere schivo, l’autore nato nel 1927 a Erba è stato definito il poeta in ombra. Ma, se mi si passa il gioco di parole, la sua opera in realtà sembra gettare luce su molteplici aspetti del mondo, sia esteriore che interiore. Una luce per così dire discreta, ma allo stesso tempo anche netta, incisiva, nel ritrarre senza fronzoli le molteplici dimensioni della realtà e dell’esistenza.
Un cardine della poesia di Neri è la natura. Natura non solo come sfondo e “teatro”, ma come essenza stessa della sua scrittura. È questo forse un punto di contatto con il ticinese Giorgio Orelli, pur se estremamente diversi sono gli esiti stilistici dei due autori. Curiosamente, l’elemento naturale emerge non solo nelle poesie che ritraggono la campagna e il paesaggio rurale, ma anche in molti scritti che hanno come sfondo Milano, visto che sovente descrivono il grande giardino di Piazzale Libia del capoluogo lombardo, dove Neri ha abitato in un appartamento per alcuni decenni.

Tuttavia, ritengo che il tema di fondo della sua scrittura sia la rappresentazione e la manifestazione del male. Il male in tutti i suoi aspetti: sia la violenza perpetrata dagli uomini, sia quella prodotta dalle specie animali. Si potrebbe forse addirittura parlare di una inquietante intelligenza del male, un male che soggioga gli esseri viventi, lasciando ferite incancellabili e profonde nelle loro esistenze.

Più che sui poeti, i narratori e i filosofi che hanno influenzato gli scritti di Giampiero Neri, ritengo valga la pena soffermarsi su un altro personaggio che ha avuto un notevole influsso sul Nostro: Giuseppe Terragni, che era un frequentatore della sua casa quando lui era bambino, e le cui architetture – non ultimo il Monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Erba Incino – spesso ricorrono nelle opere di Neri, che, come quelle di Terragni, appaiono profondamente legate alla tradizione, e al tempo stesso innegabilmente “moderne”.
Nell’ultima parte della sua produzione, la prosa poetica ha in Neri una decisa prevalenza rispetto alla poesia in senso stretto. Ma a ben vedere si tratta di una naturale evoluzione nel suo percorso, visto che sempre i suoi versi hanno avuto un andamento e un tono strettamente imparentati a quelli della narrativa.
Mi sia consentito spendere alcune parole anche sull’uomo. In un paio di occasioni, ho avuto modo di partecipare a degli incontri letterari in cui Giampiero Neri ha presenziato. Era davvero interessante ascoltare dalla sua voce questi testi “lapidari”, una voce tutt’altro che altisonante, e che bene pareva descrivere l’intimità e l’interiorità di questo grande poeta in ombra.

 


Foto di Brandi Redd

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