Henrique | Somnium
I volti di Mario Henrique sono volti lontani, indecisi, posizionati in un tempo a lato della vita,seppure frontali a noi. Eppure, con insistenza, ci guardano. La particolarità sta proprio in questo. Volti che ci guardano e non si guardano. Volti emersi dall’oblio e che sembrano avere poca consapevolezza della propria materia anche se fissi e orgogliosi nella loro presenza di sguardo. Volti mancanti di qualcosa, non presenti ma trascinati da un altrove. Una sorta di materiale fotografico che abbiamo ritrovato casualmente e che, proprio con la forza del caso e della sorpresa, ci parla attraverso la stupefazione e una via di ricordi sbiaditi, in bilico tra la nostra intimità ormai dimenticata e il racconto di un altro, un’altra voce, un’altra andatura che intreccia la nostra. Si presentifica allora una specie di doppio fondo, un fondo nel fondo della nostra memoria. Un’ambiguità che priva ciò che vediamo di un’unità di forze. Ambiguità che cancella le opposizioni semplici e supera le linee di confine.
Immagini ambigue, quindi, perché il ricordo da emersione, questo ricordo che flirta tra i nostri distintivi e quelli di un altro, trascina con sé una sorta di cavitazione: estrae qualcosa e, per estrarla, la sottrae all’omogeneità, la distrae, la distingue, la stacca e la getta avanti a noi e proprio gettandola ne costruisce il marchio.
Somnium No. 2 – Series VI | Acrylic and oil on reversed canvas | 150 x 190 cm | 2020
Questi volti allora sono meno di un ritratto, ossia una sorta di immagine dell’immagine, e più di una foto con il suo specifico vero da segnaletica. Cavitazione, ricordo e il gioco dell’ambiguità sono necessariamente un’apertura sulla presenza e sulla distanza. Questa piccola orlatura della cosa che la lancia in una zona ombratile è riconducibile, come segno reale nei quadri, a tutte quelle zone mancanti e poi ricoperte del volto attraverso il colore buttato a chiazze o da quei piccoli segni grafici, piccole linee verticali che rompono l’omogeneità del guardare e dell’essere del volto.
Chiazze e segni, come aperture e ricostruzioni, suture.
Non c’è dubbio che in questo ci sia violenza o almeno la possibilità sempre tesa di una violenza a venire. Violenza e forza che si scontrano con l’ombratura precedente, con questo riconoscere i volti nella loro matrice umana, questa rammemorazione di ombre tramate al nostro presente e ordite in un “noi” posto da qualche parte, lontano, nell’incompiuto. Questi volti allora corrono a fianco della nostra immaginazione che, come scrisse Nancy, non è la facoltà di rappresentare qualcosa nella sua assenza, ma è la forza che trae dall’assenza la forma della presenza, vale a dire la forza del “presentarsi”.
Vultus No. 4 – Series I | Acrylic and oil on reversed canvas | 110 x 110 cm | 2017
Illustrations by: Mario Henrique | @mariohenrique.art
Cover Illustration: Materia No. 4 – Series IV | Acrylic and oil on reversed canvas | 150 x 190 cm | 2020